Forlì. Otto morti e 6.822 infortuni sul lavoro in provincia nel 2024. Giorgini: «Serve un cambio di rotta deciso»
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Nel 2024 in provincia di Forlì-Cesena sono leggermente calati gli infortuni (-0,3%) e i morti sui luoghi di lavoro (-38,3% dato in controtendenza rispetto a quello regionale che registra un +5,5%), ma i numeri restano preoccupanti. Sono 8 le persone che hanno perso la vita nel 2024 (furono 13 nel 2023) e 6.822 le persone che si sono infortunate (contro le 6.845 nel 2023). Il 72.4% delle persone infortunate nel 2024 ha cittadinanza italiana, il 22.9% risultano cittadini stranieri, e il 4,7% persone provenienti dall’Unione Europea. Il 64,3% sono uomini e il 36.4% donne, mentre i settori dove si innesta il maggior numero di infortuni sono l’agricoltura, l’industria (alimentare, metalmeccanica e del legno), le costruzioni, i trasporti, la sanità e il terziario.
Serve un cambio di rotta
«Si tratta di una situazione che denunciamo da anni e sulla quale non si fa abbastanza – afferma Maria Giorgini, segretaria della Cgil Forlì Cesena – anzi, questo governo con l’introduzione dei sub appalti a cascata, con il decreto primo maggio, con il Collegato al lavoro ha aumentato la ricattabilità e la precarietà del lavoro, entrambe condizioni che aumentano notevolmente il rischio di infortuni. In aggiunta, come si evince dai dati della nostra provincia, il tasso di morti e infortuni sul lavoro aumenta se sei migrante, per questo torniamo a chiedere un ragionamento serio sull’immigrazione, cancellando la fallimentare Legge Bossi Fini e regolarizzando le persone senza permesso di soggiorno oggi schiave del sistema della malavita organizzata in un mercato malato e invisibile che produce concorrenza sleale alle imprese sane che rispettano le regole».
I numeri registrati nella nostra provincia dall’osservatorio della Cgil sono meno tragici che in altre realtà regionali e nazionali, ma gli infortuni restano ancora una piaga da risolvere.
«Ciò che chiediamo è un intervento deciso, un cambio di rotta, a partire da investimenti nel sistema dei controlli pubblici aumentando il personale ispettivo – prosegue Maria Giorgini – anche per questo abbiamo scioperato il 29 novembre del 2024 contro la Legge di Bilancio che non ha messo un euro su questi capitoli. Per tutte queste motivazioni, stanchi di non essere ascoltati, abbiamo indetto come Cgil i referendum sul lavoro, per restituire dignità e tutele ad un mondo del lavoro sempre più lacerato. In particolare il quarto referendum, quello che ripristina la responsabilità in solido del committente in caso di infortunio sul lavoro, riguarda davvero tutti, perché in un cantiere, in un sito produttivo, in qualsiasi luogo di lavoro, la sicurezza di uno è la sicurezza di tutti, e chi è a capo della piramide del profitto e dello sfruttamento in catene di appalti e subappalti deve avere la responsabilità di cosa accade nel sito produttivo o nel cantiere». Salute e sicurezza dei lavoratori sono temi che secondo la Cgil vanno affrontati anche a livello provinciale. «Nel territorio chiediamo che si porti avanti il lavoro del tavolo provinciale su salute e sicurezza, dove abbiamo presentato proposte concrete su cui attendiamo risposte».
Malattie professionali
Se la situazione è leggermente migliorata sul fronte degli infortuni, non è così su quello delle malattie professionali. Secondo i dati Cgil infatti nel 2024 in provincia di Forlì-Cesena sono state 1.370 le denunce di malattia, con un aumento del 20,6% rispetto al 2023 in cui furono 1.136. «L’aumento delle malattie professionali è determinato – commenta Giorgini – da un’intensificazione del lavoro e dei processi produttivi. In un’epoca nella quale la tecnologia dovrebbe essere messa a disposizione per ridurre le malattie professionali in realtà è solo a disposizione di un aumento di produttività finalizzata al profitto. Anche su questo serve un cambio di passo a partire dalla collaborazione con i tecnopoli, le università e il sistema delle imprese per ridurre i movimenti ripetitivi, migliorare le fasi di lavoro, alleggerire l’esposizione a pesi eccessivi».