Forlì. Nei primi sei mesi del 2024 registrati 4 morti sul lavoro e 3.410 infortuni in provincia
Infortuni e morti sul lavoro continuano a crescere, a confermarlo sono i dati Inail aggiornati al 30 giugno 2024. Ad analizzare la situazione nella provincia di Forlì-Cesena è Maria Giorgini, segretaria della Cgil provinciale.
Giorgini sono usciti i dati Inail relativi al primo semestre 2024, come vanno le cose?
«Le cose non vanno affatto bene, la strage di morti sul lavoro e di infortuni continua inesorabile. Nel primo semestre 2024 nel paese, le vittime sono state 496 , il 4,2% in più dello stesso periodo nel 2023. Anche la nostra provincia non è indenne, aumentano rispetto al 2023 , da 3 a 4 vittime, e incrementano anche gli infortuni che passano da 3.363 a 3.410 in 180 giorni. Significa, in sostanza, che 19 persone escono ogni giorno di casa per recarsi al lavoro e si infortunano».
Si discute molto di salute e sicurezza sul lavoro, come mai i numeri continuino a crescere?
«L’ incremento è dovuto ad un sistema sbagliato di fare impresa basato tutto sulla riduzione dei costi e sullo sfruttamento, un sistema che si sta consolidando in questo paese e che fa concorrenza sleale alle tante imprese sane che applicano le regole. Si tratta di scelte politiche sbagliate che trovano consenso promettendo meno controlli, condoni, manodopera precaria e a basso costo, sgravi fiscali. Così si porta il paese all’auto avvitamento, le imprese a chiudere, lavoratori sotto ricatto e redditi sempre più bassi. Ne è una riprova l’aumento della cassa integrazione in particolare nell’artigianato. Mentre in Europa e nel mondo vince chi lavora su innovazione e qualità del prodotto, sulla formazione e valorizzazione del personale qui da anni non ci sono serie politiche industriali».
L’incremento di morti e infortuni è lineare o ci sono situazioni più rischiose?
«Dal nord al sud del paese si muore per lavorare, ma è certo che più hai una condizione di ricattabilità o fragilità più sei a rischio: precari, anziani, immigrati muoiono o si infortunano in media tre volte di più. E poi ancora vediamo ciò che accade nel sistema degli appalti, dove con il sub appalto a cascata introdotto con il Decreto Salvini, sono ricomparse le grandi stragi. Pensate a quanto accaduto al cantiere di Esselunga a Firenze, alla diga di Suviana a Bologna e poi ancora la linea fognaria a Palermo. I dati indicano chiaramente anche un’altra cosa: incrementano nel paese e anche nella nostra Provincia i lavoratori che denunciano una malattia professionale. Nel primo semestre nel 2024 sono 474 , il 21,2% in più rispetto alle 391 del 2023, chiaro indice che il problema è il come e il quanto si lavora. In un sistema che basa l’incremento di produttività non sulla innovazione ma sull’aumento dei ritmi e carichi di lavoro. Ciò che accade è che le persone si ammalano e si “rompono” con danni permanenti.
Avete scioperato come Cgil e Uil a livello nazionale e anche sul territorio, cosa chiedete e quali sono i prossimi passi?
«Per prima cosa le nostre lotte hanno portato ad un primo risultato, la norma “stesso lavoro - stesso contratto” che ha modificato l’art 29 della cosiddetta Legge Biagi , ora va fatta applicare negli appalti rivendicando che le stesse condizioni economiche e normative previste dal Contratto del committente siano garantite anche a chi è in appalto. Abbiamo ottenuto l’inasprimento delle sanzioni in caso di appalto irregolare e di utilizzo illecito di manodopera, ma senza controlli il rischio è casi di omicidio sul lavoro, come quello dell’operaio Santam Sing morto, nelle campagne dell’agro pontino, si ripetano. Dunque va fatto molto di più, a partire da rendere le persone libere e non ricattabili, liberi dalla precarietà, libere dallo sfruttamento e per farlo serve cambiare le leggi sul lavoro, sui permessi di soggiorno, e sul pensionamento. Non staremo sicuramente alla finestra, ci aspetta un autunno caldo di mobilitazioni e nel 2025 andremo a votare sui 4 referendum promossi dalla Cgil a cui si aggiungerà il referendum contro l’autonomia differenziata la cui raccolta firme è in corso. Chiederemo 5 Si per liberare l’Italia e il Lavoro».