Forlì. «Lo smaltimento del fango da pagare è una vera beffa»

«E’ stato un anno faticoso, la città di Forlì non deve dimenticare quanto accaduto il 16 maggio del 2023». Da quel giorno, infatti, la vita di Sonia Bedei e dei suoi genitori è cambiata completamente. La furia del fiume Montone ha travolto la loro abitazione in via Oslavia nel quartiere San Benedetto, compromettendo del tutto il seminterrato e anche parte del piano rialzato per cui sono stati necessari alcuni mesi di interventi per eliminare l’umidità e sistemare casa per far tornare la figlia e i due anziani. «L’acqua è arrivata fino a un metro e 70 centimetri, il che significa che sono stati necessari lavori anche al piano superiore - racconta Sonia Bedei -. Ad oggi, a parte qualche piccolo indennizzo, tutto è stato fatto a mie spese. A distanza di un anno, al piano terra sono ancora senza porte e finestre. Non solo, tutto è da sgombrare e oltre al danno anche la beffa. Mi è stato consigliato di aspettare i tempi della perizia prima di smaltire i rifiuti, ora però lo si può fare solo a pagamento». Prima di tornare in via Oslavia ci sono voluti diversi mesi e nonostante gli sforzi il ripristino completo della casa non è ancora avvenuto. «Mi sono rimboccata le maniche, mi sono detta che non potevo continuare a piangere - prosegue la forlivese -. Da quel 16 maggio ho vissuto tre mesi irreali, lavoravo e appena finivo correvo qua per provare a sistemare. Non nego che ci sono stati momenti di sconforto, ma volevo e dovevo liberare casa dal fango. Mi è sembrato, davvero, di vivere in un altro tempo e in un’altra dimensione». E’ stata una tragedia, ma non tutto è da buttare. «In quei giorni e nei mesi a seguire, la solidarietà si è fatta sentire - dice Bedei -. Ragazzi giovani e gli amici mi hanno dato una mano a spalare, ma non solo. Devo ringraziare le mie amiche che mi sono state vicino anche con piccoli gesti e il mio datore di lavoro che non mi ha fatto mancare l’aiuto necessario. Le persone sono state incredibili. Tra l’altro, oltre al mio piccolo in quei mesi mi sono mobilitata per far recapitare ai cittadini alluvionati della mia zona ben 85 mobiletti bagno, donati dalla ditta Fratelli Stocco srl di Bassano del Grappa. La solidarietà non è mancata». Adesso la famiglia Bedei cerca di guardare avanti, anche se un po’ di rammarico rimane. «La cosa che più mi ferisce è che nella mia zona non ho mai visto nessuno dell’amministrazione, se non ora che ci sono le elezioni - conclude Bedei -. Arrangiarsi da soli non è bello, anche perchè hai la sensazione che venga meno quel senso di comunità. Confido nella memoria, quanto è accaduto non deve essere dimenticato. A distanza di un anno sarebbe bello potersi confrontare per capire cosa è stato fatto anche per rimediare a ciò che non ha funzionato in quei giorni, in particolare il sistema di allerta. Troppo tardi siamo stati avvisati di salire ai primi piani, io tra l’altro con due persone anziane sono rimasta bloccata ad un piano rialzato. Forse se avessero mandato qualcuno ad avvertire del pericolo con il megafono e non solamente tramite i social, magari ne avrei approfittato per evacuare prima con i miei genitori».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui