Forlì, la testimonial contro bullismo e cyberbullismo parla agli studenti: “Sono preparati”
Parlare a circa 300 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado di web e legalità, pericoli, rischi da evitare, bullismo e cyberbullismo. Per farlo l’associazione culturale “Un’altra storia aps” ha chiamato Flavia Rizza, divulgatrice sulla legalità, testimonial nazionale della Polizia Postale della campagna “Una vita da social”. Il risultato sono stati due giorni ricchi di emozioni e formativi per le nuove generazioni. Coinvolte dodici classi delle scuole “Caterina Sforza”, “Orceoli” e “La Nave”.
«Quello che succede quando Flavia parla – spiega la presidente di “Un’altra storia”, Valentina Vimari – magari perchè i ragazzi non hanno molti anni meno di lei, è che con la sua testimonianza, inserendo la sua storia personale, stanno tutti attenti: l’empatia che riesce a creare è una delle più forti che ho mai visto. Ci sono state parecchie domande e interventi. I ragazzi sono informati in generale sui temi toccati, magari non completamente e anche i docenti partecipano e sono contenti del risultato. Flavia mette il cuore in tutto quello che fa. L’incitamento che trasmette ai ragazzi è: se avete problemi parlatene con qualche adulto. E non demonizza i bulli. Visto il risultato ottenuto, la nostra collaborazione proseguirà. Siamo soddisfatti degli incontri perchè abbiamo affrontato tante tematiche partendo da web e legalità, diamo informazioni precise ai ragazzi e ai docenti».
Protagonista degli incontro Flavia Rizza: «Sono state mattinate molto interessanti – spiega – mi hanno dato tanto perchè i ragazzi sono stati partecipativi, attenti e curiosi. Nelle due giornate i ragazzi erano un fiume in piena, vuol dire che si sono sentiti tranquilli, al sicuro, hanno avuto anche il coraggio di parlare delle proprie situazioni. Il succo del discorso è capire cosa è giusto e cosa no, rispettare la legge e rispettare l’altra persona».
Qual è il quadro dei giovani e il mondo del web. «Ho visto che molti hanno il telefono – dice Flavia –, sanno cos’è il parental control e tante altre cose, però a livello di legge o l’età giusta per una determinata piattaforma, ecco che lì peccano. Abbiamo parlato anche di responsabilità di coinvolgere i genitori, abbiamo spiegato che se viene messo un limite non è contro di noi, ma per tutelarci. Abbiamo parlato del fenomeno e dei rischi dei genitori che mettono foto di figli, soprattutto sotto i 5 anni e le postano sui social, immagini che poi possono essere inseriti in gruppi che hanno scopi pericolosi. Abbiamo capito che ci sono argomenti che sono stati toccati a scuola o in famiglia, ma che possono essere approfonditi, come qr code, fake news, truffe online. Il problema più frequente che riscontrano i ragazzini sono le chat istantanea dove ci sono insulti o contenuti inappropriati, utilizzano whatsapp in modo facile, hanno paura dell’adescamento».
Una storia quella di Flavia Rizza, messa alle spalle ma comunque dolorosa da ricordare. «Quando sono stata vittima di bullismo e cyberbullismo se ci fosse stata una legge che consentiva di intervenire più duramente non mi sarei dovuta rivolgere con la mia famiglia solo alla scuola. Oggi il cyberbullismo e bullismo sono una serie di comportamenti. Gli insegnanti mi hanno difeso, ma io ero il problema. Oggi la legge sul cyberbullismo non ha bisogno di ritocchi, forse si potrebbe fare qualche cosa sugli adulti, vittime di revenge porn. La legge parla dei minorenni ed è giusto tenerla così. I ragazzi sono strapreparati. Perchè continuo a raccontare la mia storia seppur mi crei dolore? All’inizio era per me, parlarne mi aiutava a stare meno male. Adesso fa meno male. L’onestà nel mostrare le proprie emozioni quando vado nelle scuole è riconosciuta, credo che ai ragazzi sia giusta vedere che uno può piangere raccontando queste cose. Ho ancora tanto da fare, la vita è bella».
Per l’associazione “Un’altra storia” un format che sta riscuotendo grande successo, che rappresenta una forma di orientamento per le scuole. « Devo ringraziare le docenti di questi incontri a Forlì – conclude Valentina Vimari –: per la “Sforza” Enrica Malerba e Diana Costantini, per la “Orceoli” Elisa Caliendo e Barbara Casadei, e per “La Nave” Chiara Boschi e Silvia Tonini. Grazie a loro è stato possibile realizzare questi incontri» .