Forlì, la Confcommercio: “Almeno 500 vetrine chiuse in città e la politica ha grosse colpe”

Forlì
  • 31 gennaio 2025

“Oltre 170 attività chiuse nel solo centro storico di Forlì, 50 a Meldola, 23 a Castrocaro, 19 a Galeata, 17 a Forlimpopoli”. Sono i numeri alla base dell’allarme di Ascom Confcommercio in una nota a firma del presidente Roberto Vignatelli e del direttore Alberto Zattini.

“Sono sufficienti questi numeri - riferisce la nota - per parlare di una crisi drammatica del commercio e della piccola e media impresa, che continua a costituire l’ossatura della nostra economia, visto che rappresenta il 92% del totale delle aziende del nostro territorio iscritte alla Camera di Commercio. La premessa è che noi abbiamo censito i negozi esistenti che non ci sono più, senza avere pretese di effettuare una rilevazione statistica con tutti i crismi. Il quadro che emerge però è drammaticamente veritiero. E i numeri sono parziali, ma per difetto. Possiamo stimare che in tutta Forlì ci siano almeno 500 vetrine chiuse. Poi, per fare un secondo esempio, non abbiamo censito Predappio Alta, dove logicamente i numeri sono comunque bassi. Detto questo per amore di chiarezza, come da nostra consuetudine non ci nascondiamo dietro a un dito. Come si è arrivati a questa situazione? Chi è il responsabile? Beh, la risposta è facile: la politica, a tutti i livelli, dalla Regione alla Provincia via via fino ai Comuni. I responsabili sono quei soggetti che si sono occupati della programmazione commerciale in questi anni. Una programmazione che ha privilegiato le medio - grandi strutture di vendita a discapito dei centri storici.

Il colpo mortale è stato inferto dalla Conferenza Provinciale dei Servizi, nel 2000, presieduta dal Presidente della Provincia, quando sono state validate centinaia di superfici commerciali con il più totale disprezzo e disattenzione verso i principi di una corretta ed equa programmazione commerciale.

In quegli anni tutti i Comuni, nessuno escluso, tirarono fuori dai cassetti le tante aree che si potevano destinare al commercio, assecondando praticamente ogni richiesta in tal senso.

Da quel momento la politica ha consacrato la speculazione immobiliare nel settore del commercio, autorizzando aree a destinazione agricola o similari ad ottenere la destinazione commerciale moltiplicando, talvolta , il valore di quelle aree anche del 1000%.

In quegli anni è iniziata la distruzione della rete commerciale tradizionale: nasce il Bennet a Forlimpopoli, a Forlì nascono i Portici e l’ipermercato Punta di Ferro, che vede la propria inaugurazione dopo un lunghissimo periodo di discussioni e di battaglie legali legate al più importante abuso edilizio mai registrato a Forlì (7.000 mq realizzati senza le necessarie autorizzazioni, abuso poi sanato dalla giunta Masini), nasce Formì e nascono, nel tempo, centinaia di supermercati medio o grandi.

Mentre degli interventi previsti a sostegno della piccola impresa non resta, negli anni , nessuna traccia tangibile.

Certamente il commercio tradizionale risente dell’e-commerce, ma è ovvio che la politica ha giocato un ruolo chiave, purtroppo in negativo.

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