Forlì. L’unica italiana all’Opera di Stoccarda, Elena Salvatori racconta il suo sogno da soprano
La primavera sembra ancora lontana a Stoccarda. Ma Elena Salvatori, venticinquenne soprano forlivese, neanche se ne accorge presa com’è da prove, corsi, esperienze e sogni con colleghi da tutto il mondo. Elena è l’unica italiana ammessa al corso di canto lirico della scuola dell’Opera di Stoccarda. Diplomata al Liceo statale A. Canova di Forlì, ha proseguito gli studi al conservatorio di Bologna. E ora, dal 2 dicembre scorso, Salvatori è alla Staatsoper, l’Opera di Stato, della città del Baden-Württemberg.
«Da sempre, ma soprattutto da quando ho iniziato a studiare con Wilma Vernocchi -racconta la soprano- ho cercato di fare esperienze internazionali. L’opera è nata in Italia ma all’estero gode di maggiore interesse».
Perché?
«La vera differenza la fa la scuola, che porta i ragazzi ad appassionarsi alla musica con le attività corali e accompagnandoli ai concerti. Così, l’amore per la musica si percepisce concretamente e riempie i teatri, anche di giovani. In Italia la grande assente è proprio la scuola, dove non si accenna nemmeno agli addentellati che invece la musica ha con il costume, la politica e anche la filosofia, come ci insegna Schopenhauer con le sue riflessioni su Bellini».
Ma l’opera ha veramente appeal sui giovani?
«Se la si spiega con passione, nemmeno loro la trovano pesante, anzi può diventare quasi una moda! Pochi anni fa quasi tutti sapevano che una certa aria apparteneva a una certa opera, oggi ne vengono usate tante per le pubblicità, ma le persone ignorano a cosa si riferiscono».
Ma ci racconti di lei.
«Dal 2021 per due anni ho lavorato al Teatro lirico di Spoleto, poi uno dei direttori della Staatsoper ha visto un mio video e mi ha invitata a un’audizione anche se le selezioni per il master erano concluse. Senza conoscere una parola di tedesco mi sono presentata: e sono stata accettata. Ora provo tutti i giorni, dedicandomi anche al repertorio francese e italiano. In autunno ero stata impegnata all’Alighieri di Ravenna in Serpina di “La serva padrona”, ora invece sto studiando come Despina in “Così fan tutte” di Mozart, un ruolo utile anche per farmi conoscere».
Non solo alla Staatsoper.
«No, infatti è notevole l’attenzione a noi giovani, vengono invitati ad ascoltarci agenzie e direttori artistici, insomma c’è l’idea di un progetto, che invece in Italia manca. Oltre allo studio, infatti, sono stata incaricata di seguire come assistente le prove di “Rigoletto”: così ascolto i cantanti e faccio conoscenze, dal direttore artistico ai macchinisti! Certo, la scuola italiana è formativa, ma qui sono disposti a metter la faccia per noi per aiutarci a costruire un’idea di futuro, e non ci fanno mancare consigli per evitare che veniamo sfruttati».
Quindi da questo punto di vista non rimpiange l’Italia.
«No, anche se la mia vera fortuna è stata incontrare Wilma Vernocchi, che mi ha aiutata a livello umano e tecnico, infatti tuttora non perdo mai i suoi corsi di perfezionamento che mi permettono davvero il salto di qualità».
Il sogno attuale?
«Mi sono appassionata alla lirica ascoltando “Butterfly” e mi emoziona pensare a quell’opera. Ma sarebbe splendido anche essere Annetta nel “Falstaff”: magari diretta dal maestro Muti...».