Forlì. Intervista al questore Mastromattei: “La vera emergenza sono i furti in casa, sbagliato l’allarme sulle baby gang”
Claudio Mastromattei, nuovo questore della provincia di Forlì-Cesena, traccia il bilancio sulla sicurezza dell’anno che si è appena concluso e anticipa in quali ambiti la Polizia aumenterà l’attenzione.
Si è insediato da due mesi, ha già chiaro qual è la situazione nel territorio forlivese?
«E’ una provincia che mi ha sorpreso positivamente, con grande vivacità imprenditoriale, con un tessuto sociale molto reattivo e collaborativo che ha fiducia e rispetto per le forze di polizia».
Come si manifesta questa fiducia?
«C’è una grande collaborazione dei cittadini, molta interlocuzione, arrivano quotidianamente segnalazioni su cui poi noi lavoriamo, indicazioni anche da enti istituzionali e sociali di cui faccio tesoro, c’è un senso civico molto alto, questo conforta moltissimo il nostro lavoro».
C’è fiducia nella Polizia anche da parte di chi subisce violenze domestiche? Ci sono richieste di aiuto?
«Sì, forse anche sull’onda emotiva degli ultimi tempi, sono state diverse le denunce sulle quale abbiamo attivato il codice rosso, così come sono aumentati gli ammonimenti. Proprio per questo ho da poco destinato due nuovi ispettori a questo specifico settore».
Quali sono i fenomeni che vengono maggiormente denunciati?
«Il problema di cui soffrono di più i cittadini sono i furti in appartamento, un aspetto su cui stiamo focalizzando l’attenzione. E’ una realtà territoriale in cui sono pochissime le rapine, in banca o nei negozi, raro che qualcuno si veda spianare una pistola in faccia, mentre in tutta la provincia si registrano molti furti in appartamento, praticamente c’è un furto ogni 2 giorni e anche nell’ambito del Comitato ordine e sicurezza pubblica con il prefetto e le altre forze dell’ordine abbiamo valutato che sono reati commessi non da “locali” ma da gruppi di stranieri dell’Est che girano nella nostra come nelle province limitrofe».
Alcuni episodi di violenza da parte di giovani, a Forlì, preoccupano. Possiamo dire che in città ci sono delle baby gang?
«Non si tratta di episodi consolidati, di azioni sistematiche, faccio fatica a definirle baby gang: si tratta di comportamenti illeciti estemporanei di giovani italiani di seconda generazione, gruppetti molto ridotti che hanno un problema di identificazione sociale, una predisposizione alla litigiosità. Capisco che, per chi subisce, il fenomeno spaventa, non sto dicendo che non esiste un problema ma lanciare l’allarme baby gang è sbagliato, si sovradimensiona un fenomeno di carattere sociale. Sono comunque ragazzi conosciuti che cerchiamo di tenere monitorati. Dopo l’aggressione che è avvenuta in centro di notte nel quale sono stati picchiati dei ragazzi forlivesi abbiamo aumentato la presenza delle pattuglie nei pressi della discoteca».
Da più parti viene sottolineata la mancanza di sicurezza in centro storico, anche a causa di questi episodi di violenza da parte di giovani.
«In centro storico c’è un’alta percentuale di residenti stranieri, quindi capisco la percezione di insicurezza. Stiamo cercando di arginare alcuni fenomeni violenti che avvengono nei locali, o nelle immediate vicinanze, su questo c’è molta attenzione da parte mia e ho già emesso alcuni provvedimenti di chiusura. Se un locale pubblico diventa punto di riferimento di persone poco raccomandabili l’attenzione è molto alta e per sradicare la frequentazione occorre un provvedimento netto, anche perchè, come nel caso di un bar al quale è stata sospesa la licenza, c’è stata scarsa collaborazione da parte del gestore: a chiamare la Polizia per una rissa in corso è stato un cittadino. Sia a Forlì che a Cesena ho intenzione di intervenire in situazioni di questo tipo con il massimo rigore, bisogna recidere il legame patologico che si instaura tra il gestore e una certa clientela, sia che si tratti di risse che di spaccio».
A questo proposito c’è una rete consolidata di spaccio in provincia?
«Devo dire che si tratta più che altro di piccoli focolai, a Forlì ad esempio non esiste una “piazza” dello spaccio. La nostra attenzione è su certi luoghi di aggregazione come la stazione, il mondo universitario e della scuola, ma non si tratta di un fenomeno rilevante. A Cesena invece c’è maggiore attività nella zona della stazione attorno alla quale gravitano studenti, ci sono tanti negozi e da questo punto di vista è più vivace».
Cesena e Forlì hanno due tifoserie importanti, la prima di calcio, l’altra di basket. Ci sono problemi di ordine pubblico?
«C’è in effetti una tifoseria molto appassionata sulla quale siamo molto attenti, recentemente ho emesso tre daspo per altrettanti tifosi del basket Forlì, ma non pericolosa. Deve essere chiaro che il tifo è bello ma non si deve superare il limite, chi sbaglia paga».
C’è ancora la corsa al rinnovo o rilascio del passaporto che ha obbligato la questura ad aperture straordinarie dell’ufficio?
«La produzione dei passaporti è aumentata di oltre il 60% rispetto al 2022 ma il vero problema è che ci sono 600 passaporti che non sono stati ritirati, quindi persone che mettono in moto la pratica ma poi evidentemente non hanno reale bisogno del passaporto e questo toglie tempo a chi invece ne ha necessità. C’è anche da dire però che non lasciamo indietro nessuno, se c’è un’esigenza documentata il passaporto viene rilasciato entro 1-2 giorni».