Forlì. Intervista a Zattini, direttore Confcommercio: “Sul centro le amministrazioni hanno fallito, per la sicurezza ci vuole l’Esercito”

Forlì

Centro storico, nuovi insediamenti commerciali, la sofferenza delle imprese, sono alcuni dei temi su cui lavorare per Alberto Zattini, direttore di Confcommercio Forlì, dopo un anno terribile segnato dall’alluvione.

Diversi gli eventi drammatici che hanno segnato il nostro territorio nel corso del 2023. Che bilancio può fare?

«Se dobbiamo tracciare un bilancio, questa è stata un’annata veramente difficile. L’alluvione ha sconvolto il territorio che a catena ha avuto ripercussione sull’economia, visto che diverse imprese sono state colpite sia in maniera diretta, che indiretta. A ciò aggiungiamo l’inflazione, una questione che ha complicato ulteriormente il quadro se consideriamo che alcune imprese hanno visto un aumento del 300% solo per le spese dell’energia. E’ aumentata la preoccupazione, specie su Forlì dove insistono anche altre cause».

A cosa si riferisce?

«Ai nuovi insediamenti commerciali. L’ultima apertura, quella di Formì, seppur legittima perché all’epoca erano state concesse le autorizzazioni, ha portato in città un ulteriore competitor. Il problema è che i consumi sono sempre quelli, per cui tutti non resisteranno Queste realtà, in cui c’è un’alta concentrazione di catene, se i conti non tornano fanno presto a chiudere. Sono le piccole imprese del territorio che, invece, cercano di restare a galla: hanno superato il Covid, stanno provando a rialzarsi dall’alluvione e nonostante tutto sono ancora lì a provarci. Dovremmo pensare a tutte queste realtà».

Quali sono stati i settori più colpiti?

«Complessivamente il settore extra alimentare, specie abbigliamento e calzature. Non nascondo, però, che dicembre per queste attività è stato un tocca sana. E’ presto per dire se le spese per il Natale abbiano salvato i conti, ma sicuramente gli acquisti sono stati una manna dal cielo. Va anche detto, però, che se vogliamo che i consumi aumentino, bisogna mettere in tasca ai forlivesi più soldi non gravando sulle imprese ma lavorando sulla defiscalizzazione degli oneri».

Capitolo centro storico. Ci sono state diverse chiusure di negozi, quali sono le cause?

«Non c’è mai un’unica causa, oggi il cuore del commercio è delocalizzato. Nel tempo abbiamo evidenziato come gli affitti siano troppo alti e soprattutto c’è una mancanza di coraggio da parte dell’Amministrazione, anche se tutte quelle che si sono succedute hanno fallito. Vanno riconosciuti alla giunta Zattini, invece, tutti gli sforzi fatti per gli eventi o per i cantieri come quello di corso della Repubblica o il progetto che c’è sull’ex Hotel della Città che mi auguro si realizzi in tempi brevi. Come associazioni di categoria, però, abbiamo proposto di togliere gli ultimi 150 metri di zona ztl e pensare a una vera pedonalizzazione, ma anche la sperimentazione sulla sosta gratuita con disco orario. La partita si gioca anche su questo: se mettessimo a pagamento i parcheggi delle strutture artificiali, cosa accadrebbe? E’ arrivato il momento di rischiare, anche se il problema a mio avviso va affrontato anche sotto altri punti di vista».

Su cosa si dovrebbe intervenire?

«Prima di tutto sulle politiche abitative. Fino ad ora si è pensato a politiche popolari, il nostro centro ha la più alta concentrazione di residenze per arresti domiciliari. Questo di certo non lo rende attrattivo. Siamo al punto di partenza. Altra questione è la sicurezza: più volte abbiamo ribadito che questa debba essere garantita con gli strumenti che lo Stato ha in dotazione».

Si spieghi meglio.

«Un esempio, come accade anche in altre città, potrebbe essere quello di impiegare l’Esercito come presidio in alcune zone degradate come l’area della stazione. E’ evidente come Polizia e Carabinieri facciano miracoli, ma allo stesso tempo non siano attrezzati per far fronte alla situazione attuale. Una decisione che probabilmente non spetta al sindaco e forse nemmeno al Prefetto, ma si può iniziare ad aprire una riflessione prima che il fenomeno dilaghi».

Oltre all’ex Hotel della Città, il Comune ha progetti anche per il recupero dell’ex monastero della Ripa e dell’ex Eridania. Qual è la posizione di Ascom?

«Per quanto riguarda la Ripa, l’idea di far confluire gli archivi territoriali lì non ci convince del tutto. Gli spazi dell’ex monastero sono molto grandi, riservare un’area a questo può essere presa in considerazione. Se, invece, gli archivi andassero ad occupare tutti gli spazi a disposizione, il quadro cambierebbe in negativo perché a questo punto quale sarebbe la sua fruibilità? Un immobile in pieno centro storico, del cui recupero si parla almeno da 20 anni, potrebbe essere uno spazio destinato ad uno studentato per gli universitari fino a una struttura ricettiva di lusso come accaduto alle Balze al monastero di Sant’Alberico. Un luogo come gli archivi comunali potrebbe tranquillamente essere collocato altrove, visto il numero contenuto di persone che chiederanno di accedervi. Per l’ex Eridania, invece, a suo tempo avevamo lanciato una proposta: trasformare l’ex zuccherificio in una discoteca o in luogo di aggregazione per i giovani, evitando loro pericolosi viaggi in auto nei locali della riviera. In casi come questi bisogna pensare in grande, perché il recupero di immobili di questo genere capita una volta ogni generazione. E allora, quando lo si fa, è bene osare».

Cosa non le è piaciuto dell’Amministrazione Zattini?

«Un errore clamoroso è stato l’Auditorium della musica. Un’opera così importante non doveva essere targata Conad, che comunque ha tutto il diritto di sostenerlo. Quello a cui faccio riferimento è l’intitolazione, si sarebbe dovuto chiamare Auditorium della città di Forlì e dedicarlo, magari, a qualche personaggio illustre. Questa operazione non è poi diversa da quella messa in campo da Esselunga per il pacchetto Natale».

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