Forlì. Il vescovo Livio Corazza ha aperto il Giubileo in città: pellegrinaggio da San Mercuriale al Duomo FOTO
Tutte le Diocesi di Romagna hanno vissuto, ieri, l’avvio del Giubileo della Speranza. Sulla scia dell’apertura della Porta Santa presso la Basilica di San Pietro a Roma, operata da papa Francesco alla Vigilia di Natale, anche i vescovi locali hanno solennemente avviato, nei rispettivi ambiti pastorali, il 122° Giubileo nella storia della Chiesa di Roma, all’insegna della grande partecipazione popolare.
A Forlì il “pellegrinaggio” è iniziato alle 15.30 all’interno della basilica di San Mercuriale, per poi dipanarsi in un lungo corteo orante di oltre un migliaio di persone provenienti da ogni parte della Diocesi e guidato dal Crocifisso. Nel caso della Diocesi di Forlì-Bertinoro, si tratta del Cristo Trionfante recentemente restaurato e collocato per l’anno giubilare all’altare maggiore del Duomo. Non essendo possibile portarlo in processione (è alto più di tre metri), è stato sostituito da un’immagine dello stesso, collocata sulla sommità di una croce astile. «Questo rito - ha esordito il vescovo Livio Corazza, nel cuore della chiesa di piazza Saffi intitolata al proto vescovo forlivese – è per noi preludio di una ricca esperienza di grazia e di misericordia, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi, specialmente in questo tempo di guerre e di disordini. Cristo nostra pace e speranza sia nostro compagno di viaggio in questo anno di consolazione».
Entrata in Cattedrale, gremita di fedeli, la processione ha poi raggiunto l’altare maggiore per la celebrazione della prima messa giubilare diocesana. «Carissimi - dichiara il vescovo nell’omelia – abbiamo seguito la croce di Cristo nel nostro pellegrinaggio sin qui, perché ogni nostra processione ha davanti a noi la croce di Cristo, segno della nostra volontà di seguirlo. Non è volontà di Dio la morte, quanto piuttosto la resurrezione – prosegue il celebrante - ed essa è la sorgente della nostra speranza». Parafrasando il titolo che il pontefice argentino ha dato al Giubileo, «siamo pellegrini di speranza – continua Livio Corazza – perché siamo testimoni della resurrezione di Cristo». Oggi si celebra la festa della Sacra Famiglia, quella di Nazareth, da cui s’impara l’arte della riconciliazione. Il nostro contributo alla pace, concetto cardine dell’Anno Santo appena iniziato, sarà proprio vivere e testimoniare la via della riconciliazione, a partire da oggi. «Il cristiano – insiste il vescovo – è l’artigiano della pace: occorre riconciliarsi, ridarsi fiducia, non mettere la tomba sulle relazioni». Il cristiano ricomincia sempre. La Grazia del Giubileo è nella forza di ricominciare, convertirci e ricominciare. Non è un caso che la seconda tappa del Giubileo partirà dalla Casa circondariale, Cattedrale della conversione e della speranza. «La fede cristiana - conclude Corazza - è nata in famiglia e continuerà solo se saprà rivivere nelle famiglie. La sfida è trasmettere la fede nelle famiglie. E le famiglie trovino nella comunità cristiana, una alleata nell’educare alla fede i figli».