Forlì, il ricordo di Dino Amadori a 5 anni dalla scomparsa

Forlì
  • 25 febbraio 2025

Un ricordo sempre vivo per una vita fatta di impegno per la sanità. Domenica a Corniolo una toccante cerimonia ha celebrato il professor Dino Amadori, a cinque anni dalla sua scomparsa. Una giornata iniziata con la deposizione di una corona di fiori su iniziativa della Pro Loco Corniolo e Campigna, innanzi alla casa natale del Prof, per poi proseguire nella chiesa parrocchiale di San Pietro in Corniolo, con testimonianze e messa officiata dal vicario, monsignor Enrico Casadei. L’incontro ha visto la partecipazione del sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, che ha condiviso una toccante testimonianza della sua amicizia personale con il professor Amadori, sin dalla nascita dell’Irst (oggi Irst “Dino Amadori”) di Meldola, evidenziando «non solo le straordinarie competenze del professor Amadori come medico e scienziato, ma anche il suo approccio umano ed empatico nei confronti dei pazienti». Ha anche menzionato il suo impegno in Africa con la sua Associazione Tison, dove ha costituito il primo centro di ricovero e cura dell’intera Africa subsahariana: uno dei tanti traguardi raggiunti da un uomo che, tra l’altro, fondato lo Ior, oltre ad aver contribuito a portare la Facoltà di Medicina a Forlì, un risultato di cui è stato determinante, pur non avendolo potuto vedere con occhi terreni. Presenti anche il sindaco di Meldola, Roberto Cavallucci, la sindaca di Santa Sofia, Ilaria Marianini, rappresentanti di Ior, Irst e Avis. Ha partecipato anche l’assessora regionale alla Cultura, Gessica Allegni, invitata personalmente dal figlio di Dino, Giovanni, presidente dell’associazione “Dino Amadori”. L’ex sindaca di Bertinoro ha ricordato il primo incontro con il professor Amadori, avvenuto durante la presentazione del suo libro “Anima e coraggio” a Bertinoro, pochi mesi prima della sua scomparsa: «quel giorno, a Bertinoro, Dino rimase con noi per ore – ha detto Allegni –, parlando con tutti gli amici che erano venuti anche da fuori provincia per ascoltarlo». Le testimonianze sono state unanimi nel confermare il valore del medico, dell’uomo e dell’amico Dino Amadori, che per primo ha sconfitto il timore di nominare il cancro come una malattia da affrontare con umanità e coraggio. «A Corniolo e Santa Sofia lo chiamavamo tutti Dino, per l’approccio e l’empatia che trasmetteva solo guardandolo nello stringergli la mano» ha ricordato il consigliere regionale Daniele Valbonesi. «Nostro padre, per primo, ha liberato tutta la comunità dal timore che affliggeva nel solo nominare il cancro, che per tutti era solo “quel brutto male”; infatti sin da quando iniziò la propria carriera, neppure si osava nominarlo» hanno testimoniato i figli Giovanni e Andrea. Un ricordo particolarmente toccante è giunto da Ilaria Cangini, allieva di Amadori all’Irst. «Per cambiare, ognuno di noi merita di trovare il proprio mentore, il proprio maestro di vita. Nella vita si naviga a vista. Si cammina incontro al proprio destino senza armi, a volte si arranca tra sogni e incertezze quindi trovare la propria strada non sempre è facile. Succede a volte, però, apparentemente quasi per caso, che si incontri qualcuno che ci accoglie, ci ispira, ci guida, qualcuno che ci spinge oltre i nostri limiti, ci istruisce, ci forgia e ci lascia liberi di continuare il nostro viaggio. Per me il Prof è stato questo, e le sue parole sono state la mia bussola, la direzione che ho preso nella vita; è stato un mentore perfetto, per me. E io gli sono e sarò sempre grata».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui