Forlì, il consulente del sindaco per la sanità: “ecco le criticità per i cittadini”
Raccogliere aspetti positivi, ma soprattutto criticità per poi presentare un quadro della sanità forlivese e magari dare indicazioni che il sindaco potrà illustrare alla Conferenza socio sanitaria per dare spunti per eventuali miglioramenti. Questo il compito di Claudio Vicini, da qualche mese consulente per la sanità del sindaco Gian Luca Zattini. Una carica che il primo cittadino ha voluto strutturare e che ha già attirato l’interesse di altre amministrazioni pubbliche.
Professor Vicini, come si svolge il suo lavoro di consulente?
«La formalizzazione dell’incarico, a titolo gratuito, è avvenuta a settembre e sono iniziati i lavori. Abbiamo identificato, sempre su base volontaria, operatori sanitari della nostra azienda con particolare riferimento a Forlì. Ci siamo riuniti da settembre un paio di volte al mese almeno. Zattini ci chiede di analizzare la situazione sanitaria, quindi formare un gruppo di studio che abbiamo chiamato focus sanità Forlì. Ricordo che noi non abbiamo nessuna possibilità di incidere in termini decisionali sulla gestione del settore sanitario forlivese. Siamo consulenti del sindaco, il quale a sua volta non ha facoltà di decidere in forma personale diretta sulla pianificazione sanitaria del comprensorio forlivese, perché questo è in carico al direttore generale dell’Ausl Romagna».
Nel concreto cosa succede nei vostri incontri?
«Abbiamo composto il gruppo, con un nucleo fondamentale attorno al quale a seconda dei casi ruotano esperti in uno specifico contesto. E’ difficile elencarli tutti, lo farò ringraziando l’unica persona che ci ha lasciati per motivi professionali, Teresa Montella, che aveva dato la sua disponibilità per darci alcune illustrazioni dell’Irst, chiamata a più alti servizi all’Istituto nazionale tumori di Milano. Siamo contenti per lei, ma ci dispiace di perderla: è il tipico esempio di persona all’interno dell’azienda che si è spesa contribuendo alla discussione. Come lei tanti altri colleghi».
Da dove siete partiti?
«Dai cittadini, perché il primo punto di vista lo esprime il cittadino che vive la sanità. Abbiamo invitato Gabriella Fabbri, presidente dei comitati consultivi misti del distretto di Forlì, che rappresenta il punto di vista dei pazienti. La Fabbri ha messo a fuoco alcuni temi fondamentali: al primo posto il pronto soccorso, che è ai vertici delle criticità percepite dai cittadini; poi le problematiche riferite ai medici di medicina generale, e a seguire l’ospedale inteso come erogazione di servizi chirurgici e non chirurgici. Abbiamo fatto incontri sul pronto soccorso, incontrato una parte dei medici di medicina generale, poi ci incontreremo sulle liste di attesa chirurgiche. Stiamo quindi raccogliendo i dati».
La carenza di personale è un tema che riguarda anche Forlì?
«Abbiamo discusso anche il tema dei finanziamenti. La cosa che sfugge a molti è che puoi avere molti soldi a disposizione, ma dove troviamo medici e infermieri? I dati parlano di una carenza a livello nazionale. Il pronto soccorso di Forlì ha una presenza del 50%. Non è che non li vogliono assumere, è che non ci sono. Non c’è disponibilità di personale. E qui andiamo a un tema ancora più complesso che è quello delle specialità. Il corso di laurea sforna un numero ragionevolmente adeguato di medici, ma questi medici non sono tutti uguali. Ci sono specialità non coperte: la medicina di pronto soccorso, ma anche medicina termale, microbiologia, radioterapia. Nonostante questo il numero delle prestazioni sono aumentate anche nella regione e nel Forlivese».
Negli incontri sono stati analizzati tutti i settori finora?
«Secondo me non abbiamo toccato un settore di cui si è parlato poco, ma che sta attraversando una difficoltà ed è la pediatria. Gli organici sono all’osso, a Forlì, ma in tutta l’azienda. Le vocazioni sono ridotte, avremo una sorta di desertificazione nella pediatria dove i medici hanno bisogno di una specificità particolare».
Tema infrastrutture, anche se non è vostra competenza primaria.
«Con Francesco Sintoni del Distretto sanitario si è accennato alle criticità e possibili soluzioni. Si è parlato di una rimodulazione delle sedi della medicina territoriale, qualcosa si muove, si parla di casa della salute».
A Forlì è forte l’interazione con la Facoltà di medicina.
«L’Università ha la sua guida, gli specializzandi sono stati una delle risorse più interessanti degli ultimi anni da quando la scuola di medicina si è insediata a Forlì. La presenza di specializzandi è stato uno dei capitoli migliori a Forlì degli ultimi anni in sanità. Poche criticità e molti aspetti positivi».