Forlì, Rubens Gardelli: “Nessuna violenza alla mamma di Brando, sono accuse infamanti”

Forlì

«Non ci sono prove di violenza. è tutto strumentale, creato perché Rubens Gardelli ha denunciato la moglie nel momento in cui ha rapito il bambino portandolo in Guatemala. Lei vedendosi alle strette l’ha denunciato per violenza, cosa che non è comprovata». Chiara Baiocchi, avvocato riminese che fa parte del collegio difensivo che tutela gli interessi di Rubens Gardelli, insieme a Ettore Gassani e alla psicologa Roberta Bruzzone, va dritto al punto in merito alle accuse di Katherine Orellana nei confronti di Gardelli, papà di Brando, il bimbo che la madre ha portato in Guatemala il 19 luglio del 2023. L’imprenditore forlivese continua a combattere la sua battaglia e fa appello anche al ministro degli Esteri Antonio Tajani perché il Governo interceda nella vicenda. «Non mi arrenderò mai – afferma Gardelli – lotterò per riavere mio figlio, dopo il rapimento il tribunale italiano mi ha affidato la custodia esclusiva di Brando e farò tutto il possibile per riportarlo a casa. Le accuse di violenza sono infamanti per me e per tutta la mia famiglia – ha dichiarato Gardelli al Tg3 – perché io ho amato con tutto il cuore Katherine, l’ho sempre portata come una regina e tutta Forlì e tutti i miei parenti l’hanno amata, anche a volte più di me».

L’avvocato Angela Speranza Russo, che tutela invece la moglie di Gardelli in Italia, ha spiegato che il tribunale del Guatemala ha respinto la richiesta di rimpatrio di Brando disposta dal tribunale italiano perchè la madre è stata riconosciuta vittima di violenza e il rientro in Italia esporrebbe Brando a gravi rischi.

«è tutto assurdo. Perchè mia moglie mi ha denunciato solo dopo essere tornata in Guatemala? Katherine non mi fa più vedere Brando neanche in videochiamata – sottolinea Gardelli –. Da maggio scorso non so se è vivo. Ho cercato di fare una videochiamata tantissime volte, ogni giorno, ma Katherine non mi risponde. Prima di maggio mi sono state concesse solo otto videochiamate in dieci mesi, con lunghe pause tra una e l’altra. Chiedo al ministro Tajani di aiutarci, è una missione di vita. La famiglia di mia moglie sta rendendo Brando orfano di padre, è un piano criminale, stanno violando anche la convenzione dell’Aja che impone il mantenimento delle relazioni». Rubens non si arrende anche se la moglie appartiene ad una famiglia molto in vista, che è tra i maggiori produttori di caffè del Guatemala.

Gardelli in merito alla fuga della moglie nel suo paese d’origine afferma: «Non ha subito mai nessuna violenza, è andata via per motivi di gelosia. Voleva che licenziassi una mia dipendente storica perché era gelosa, ma io non l’ho mai tradita. Mi sono sposato con Katherine a 44 anni per farmi una famiglia con lei, l’ho sempre amata. Mi ha portato via Brando, è mio figlio, non rinuncerò mai a lui. Senza Brando non vivo, sopravvivo».

La battaglia si preannuncia ancora lunga. «Martedì (domani, ndr) è prevista l’udienza di separazione dove noi vogliamo andare rapidi – spiega Chiara Baiocchi –, perchè Rubens ha già ottenuto l’affidamento esclusivo rafforzato. Poi il prossimo passo è ottenere la condanna di Katherine per reato di sottrazione di minore. In questa vicenda quello che sta subendo la vera violenza è Rubens».

Non esiste neanche la possibilità che Gardelli possa avvicinare il figlio recandosi direttamente in Guatemala: «Non posso andare, c’è un mandato di arresto nei miei confronti, non per violenza, ma perchè secondo la loro legge c’è l’obbligo di presenziare personalmente davanti al giudice, cosa che non ho fatto dietro consiglio dei miei avvocati, quindi sono stato dichiarato “ribelle”, se vado mi arrestano. Devo lottare restando in Italia».

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