Forlì, funziona il doposcuola multietnico: 50 ragazzi coinvolti ai Cappuccini
Grande soddisfazione ai Cappuccini, parrocchia della prima periferia forlivese, per gli ottimi risultati ottenuti dal locale doposcuola multietnico. Condotto dal settembre 2023 a fine maggio 2024 nei locali dell’Oratorio Don Bosco, in via Ridolfi, ha visto la partecipazione di 50 bambini, tutti stranieri e di 15 nazionalità diverse, la maggior parte dei quali nata in Italia (solo dieci di questi sono arrivati a Forlì negli ultimi tempi). Nei giorni scorsi, sempre ai Cappuccinini, storica comunità cristiana che da qualche tempo è unita pastoralmente alla vicina San Paolo Apostolo, si è tenuta la festa di fine corso del singolare doposcuola, occasione per fare il punto con insegnanti e i genitori, del lavoro svolto.
«Quest’anno - comunica Daniele Zattini, a nome della ventina di insegnanti che si sono prodigati a turno a fianco degli alunni - abbiamo avuto un gruppo consistente di bimbi cinesi (una dozzina), 4 pakistani, 2 del Bangladesh, alcuni del Burkina-Faso, 2 egiziani, 3 algerini, 6 albanesi e tanti marocchini. Gli educatori invece sono sia studenti del liceo, sia professori in pensione. I pomeriggi di aiuto nei compiti sono stati il lunedì, il martedì e il venerdì, dalle 15 alle 17».
Il numero dei ragazzi, tutti provenienti dalla zona dei Portici (area ex Mangelli), ma anche da viale Matteotti e via Manzoni, è variata ogni volta dalle 38 alle 45 unità. «Dalle 17 alle 18 - continua Zattini, docente in congedo del Centro di formazione salesiana Cnos-Fap, ma anche diacono permanente - era in programma l’ora del gioco, generalmente libero fra i bambini, che spesso e volentieri, finiti i compiti, andavano a dare due calci al pallone nel grande cortile antistante l’oratorio».
Oltre che assistere i minori nello svolgimento dei compiti, la parrocchia si fa carico anche delle situazioni di ristrettezza economica delle famiglie, segnalando i casi più difficili alle istituzioni competenti. La coordinatrice del progetto multietnico e dei maestri volontari, che verrà quasi sicuramente riproposto anche il prossimo anno, è Simona Gattamorta. Il doposcuola si è presto trasformato in un momento di condivisione di storie, di difficoltà, quasi di sfoghi, «come se i ragazzi cercassero una risposta forte non solo sul fronte scolastico, ma anche a diversi problemi di vita e di amicizia». In sede di revisione delle attività è emerso che con i ragazzi si è creata una grande intesa. Nonostante qualche problematica legata al comportamento, hanno risposto molto bene, creando un gruppo unito e collaborativo. «Dovremmo tutti ringraziare questi ‘ragazzi terribili’ – conclude Daniele Zattini - perché ci hanno veramente insegnato tanto dal punto di vista umano».