Forlì. Disturbi dell’alimentazione cresciuti del 30% dopo il Covid, in aumento le richieste di aiuto dei maschi

Sono 70 nel Forlivese i pazienti, tra minori e adulti, a cui è stata diagnosticata bulimia o anoressia nervosa o atipica. Numeri in crescita di circa il 30% dopo il Covid con una casistica maggiore di donne rispetto agli uomini e un’età eterogenea anche se quella maggiormente fragile da questo punto di vista è compresa tra i 15 e i 25 anni.

Si tratta di patologie complesse che al pari di altre non colpiscono “solo” la singola persona ma trascinano nel baratro l’intera famiglia. Non a caso nei giorni scorsi genitori, associazioni ed esperti del settore sono scesi in diverse piazze d’Italia dopo che il Governo ha scelto prima di azzerare il fondo da 25 milioni destinato alla lotta ai disturbi del comportamento alimentare e in seguito di ridurlo a 10 milioni.

«I pazienti che seguiamo - spiega Melissa Righi, dietista referente del Servizio di dietetica e nutrizione clinica di Forlì - sono prevalentemente di sesso femminile, per quanto negli ultimi anni sono aumentati quelli di sesso maschile che chiedono aiuto. Nei nostri percorsi seguiamo pazienti di età molto differenti, dai 10 anni ai 50 anni ma la maggior parte si trova in una fascia di età compresa tra i 15 e i 25 anni». Il paziente viene preso in carico a 360° attraverso il coinvolgimento di diverse figure professionali.

«L’equipe multidisciplinare – continua - è composta da neuropsichiatra o psichiatra, medico nutrizionista, dietista, psicologo, educatore. Viene definito un progetto personalizzato per ogni singolo paziente dopo un primo periodo valutativo. La valutazione viene fatta attraverso test psicodiagnostici e colloqui psicologici. Durante il percorso di cura si concordano obiettivi con il paziente per migliorare il rapporto con l’alimentazione e il corpo e ristabilire un equilibrio nel funzionamento psicosociale». Ma qual è il meccanismo alla base dei disturbi alimentari? «È presente un’alterazione del modo in cui vengono vissuti il peso e/o le forme del corpo – spiega Righi - che influenzano l’autostima e il comportamento della persona con conseguente compromissione del funzionamento generale».

Perdita di peso eccessiva, cambiamento delle abitudini alimentari, aumento dell’esercizio fisico in modo eccessivo, maggiore chiusura nella socialità, umore peggiorato con aumento dell’irritabilità o ansia e tristezza sono campanelli d’allarme da non sottovalutare ed un ruolo importante in tal senso possono giocarlo anche i medici di base.

«Il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta – sostiene Righi - dovrebbero essere in rete e avere la possibilità di comunicare facilmente con i centri di riferimento dei disturbi dell’alimentazione per richiedere una valutazione specialistica nel caso abbiano accertato la presenza o abbiano il sospetto di un disturbo dell’alimentazione in un loro assistito». Epicentro della lotta a questi disturbi è la Casa della comunità di Forlimpopoli dove si trova l’ambulatorio dei Disturbi dell’alimentazione e nutrizione. «Qui abbiamo due giornate dedicate a tali pazienti - specifica la dietista - una per quelli che afferiscono dal territorio di Cesena e l’altra per i pazienti del forlivese».

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