Forlì, bombardamento in centro storico: domenica l’omaggio alle 74 vittime del 1944
«Quel tragico 25 agosto, i primi bombardieri apparvero all’orizzonte alle 9.16, sganciando a riprese consecutive il loro carico di distruzione».
Il momento centrale delle iniziative programmate per domani, in occasione dell’80° anniversario del bombardamento su piazza Saffi e il centro di Forlì, sarà la messa delle 19, celebrata a San Mercuriale dal vescovo Livio Corazza con l’assistenza del parroco del centro storico, don Nino Nicotra. Al termine, dopo gli interventi istituzionali del vicesindaco Vincenzo Bongiorno e del presidente dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, Gisberto Maltoni, verranno presentate le epigrafi riportanti i nomi delle 74 vittime civili del bombardamento, che sono state identificate attraverso una recente ricerca. I loro nomi sono collocati in un memoriale nell’abbazia di San Mercuriale, all’interno della Cappella dei Ferri, in cui riposa già monsignor Giuseppe Prati, il popolare Don Pippo: cessato il bombardamento, il sacerdote si prodigò a raccogliere e dare pietosa sepoltura ai resti delle vittime.
Nell’arco della giornata sono previste anche due camminate storiche nei luoghi toccati dalla distruzione, entrambe condotte da Gabriele Zelli, con partenza alle 9 e alle 20 dall’abbazia di San Mercuriale. Il programma delle iniziative, organizzate grazie alla collaborazione tra Comune, parrocchia di San Mercuriale e Associazione nazionale vittime civili di guerra, inizierà al mattino con ritrovo alle 9 davanti a San Mercuriale. Alle 9.16 inizieranno i rintocchi delle campane che, simbolicamente saranno 75, una per ciascuna vittima civile e l’ultima per i caduti di tutte le guerre.
Le fortezze volanti alleate, pilotate da aviatori sudafricani, provenivano da sud nell’ambito dell’Operazione “Olive”, dal nome del generale statunitense Oliver Leese, che l’aveva congegnata per prendere Rimini e sfondare la Linea Gotica, il sistema fortificato posto lungo l’Appennino dalla Wermacht. «Prima ad essere colpita – scrive Antonio Mambelli nel “Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945” – è la zona di corso Mazzini; il secondo lancio ha come bersaglio lo stabilimento Bonavita nei pressi dell’Episcopio; varie bombe cadono su via delle Torri». Dopo il doveroso e triste pensiero alle vittime, Mambelli descrive le rovine e le perdite delle opere d’arte: «Case crollate in via Cobelli, il palazzo vescovile, la tipografia di Angelo Raffaelli, il palazzo dell’amministrazione provinciale con la rovina dei saloni, gli affreschi istoriati di Pompeo Randi, il teatro Apollo, le case Manoni e Fuzzi, la residenza municipale con la Sala degli Angeli, il palazzo degli uffici statali, la nuova sede provinciale delle Poste e Telegrafi, palazzo Paulucci de Calboli, il duomo, il Suffragio, la pinacoteca e San Mercuriale».
La tragedia più grave si ebbe sul sagrato di San Mercuriale e di fronte al campanile: fatalità volle che molti si fossero rifugiati nell’intercapedine fra la chiesa e la torre campanaria e che una bomba sia caduta proprio lì, facendo scempio. Nella stessa giornata, alle 15.45, un ulteriore bombardamento colpì il Foro Boario, Coriano e altre zone del territorio comunale. Biancarosa Ciani, per anni titolare del Bar Roma posto al piano terra dell’immobile di via Bonatti sin dal 1939 (ha chiuso nel 2021, ndr), aveva pochi mesi e non ricorda nulla, ma quel giorno perse la sorella di 10 anni. Al primo lancio, i coniugi Dina Turci e Mario Ciani si precipitarono fuori dal locale. Il gesto, impulsivo e dettato dalla paura, costò caro alla figlia Carla: pochi secondi e una nuova bomba cadde proprio davanti al caffè, annientando la bambina. Biancarosa era in braccio alla madre: lo spostamento d’aria generato dall’ordigno scaraventò entrambe all’interno del locale, ma si salvarono.