Forlì. Banda sgominata, il prefetto Argentieri: «Il lavoro di squadra fatto in questi mesi inizia a portare risultati»

I nove giovani tunisini arrestati venerdì mattina per aver seminato il panico attraverso una serie di reati commessi tra stazione, centro storico e centri commerciali è il frutto colto due giorni fa ma maturato in mesi scandite da numerose riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presiedute dal Prefetto, che hanno dato vita ad altrettanti servizi interforze. «I risultati di venerdì che sono stati resi noti con una conferenza stampa dedicata sono la dimostrazione dell’ impegno che le forze dell’ ordine, con ottima sinergia dell’ autorità giudiziaria, stanno portando avanti - spiega il Prefetto, Rinaldo Argentieri -. I risultati cominciano a vedersi anche in termini di arresti e di evidenze di tipo giudiziario a carico di chi pensa di recare panico e disturbo nel centro storico. Si tratta di vere e proprie azioni delinquenziali. Tutto nasce da un’ analisi fatta in Prefettura, in sede di Comitato provinciale per l’ ordine e la sicurezza pubblica, alla quale hanno partecipate sia le forze di pubblica sicurezza che il Comune di Forlì». Un lavoro capillare che dura da mesi tra numerosi tavoli tecnici in Questura e azioni mirate nei luoghi cittadini ritenuti più nevralgici senza dimenticare le periferie. «È un lavoro che piano piano porta frutti - prosegue il Prefetto -. Le evidenze emerse oggi (venerdì ndr) a livello di provvedimenti da parte dell’ autorità giudiziaria ci confortano ad andare avanti su questa linea di estrema attenzione». Per sgominare la banda che è accusata di circa venti episodi tra furti, rapine e lesioni, è stato fatto dunque un lavoro di squadra interforze. «Ognuno qui deve far il suo - sottolinea Argentieri - e dal mio punto di vista, mi pare che lo si stia facendo. Polizia, Carabinieri, Polizia Locale, Guardia di Finanza stanno lavorando e i risultati si vedono sul fronte di contrasto e repressione».
Se la repressione dei reati è certamente l’ obiettivo da raggiungere, non viene trascurata la parte sociale dove cova il disagio. «Ci sono i servizi sociali con cui ho dialogato la settimana scorsa che si pongono il problema di agire rispetto al disagio che colpisce sicuramente secondo e terze generazioni di immigrati ma che non esclude - sottolinea - anche le fragilità di nuclei familiari autoctoni difficili. C’è tutto un mondo, che vede impegnati servizi sociali e terzo settore, che anche a Forlì lavora e fa il suo per ridurre le cause più profonde alla base di queste condotte ma che non giustificano il compimento di risse con coltelli, rapine e quant’altro».