Forlì. “Baby pit stop Unicef” dedicato alle mamme e ai loro piccoli

La città si arricchisce di un luogo in cui le mamme possono allattare, cambiare il pannolino o semplicemente riposarsi. Ha infatti inaugurato ieri il primo baby pit stop certificato da Unicef realizzato all’interno di uno studio pediatrico. Ad accogliere questo spazio dedicato alle mamme con i loro bambini, è lo studio di via Andrea Costa 55.

«Si tratta della prima realtà accolta in uno studio pediatrico – spiega Chiara Morale, presidente provinciale del Comitato Unicef -. Ringraziamo Roberta Vaienti segretaria dello studio che l’ha fortemente voluto unitamente alle dottoresse Chiara Bussetti, Claudia Guiducci, Rita Maria Pulvirenti, Francesca Vaienti. Nell’idea condivisa con loro c’è quella di utilizzare lo spazio non solo per l’ allattamento ma anche per fare incontri di informazione sull’allattamento e per imparare manovre di disostruzione pediatrica».

A Forlì c’è un’altra realtà simile aperta all’interno dei Musei San Domenico ma l’idea è quella di allargare questa iniziativa. «Mi auguro che la scelta fatta dallo studio pediatrico possa fare da volano e che anche altri ambulatori medici possano mettere a disposizione i propri spazi prosegue Morale -. Qualsiasi istituzione pubblica ma anche i negozi di privati possono farsi avanti in questo senso, speriamo che sia l’inizio di un lungo percorso». Il progetto promosso da Unicef mira a offrire in maniera capillare ambienti protetti, in cui le mamme si possano sentire a proprio agio ad allattare il loro bambino, provvedere al cambio del pannolino o semplicemente fare una piccola sosta. «Attraverso l’iniziativa vogliamo diffondere una cultura dell’allattamento oltre che creare spazi dedicati per le neo mamme – prosegue la presidente provinciale del Comitato Unicef - . Il nome, che evoca non a caso il cambio gomme in Formula 1, è infatti un’ area di sosta e ristoro sia per le mamme che per i bambini. Nasce dall’idea che allattare non è solo un compito delle donne ma si vuole coinvolgere tutta la società a vari livelli. Affinché una cultura dell’ allattamento venga diffusa e funzioni, è necessario creare una rete fatta non solo dalle istituzioni ma anche da famiglie, comunità locali, luoghi di lavoro e sistemi sanitari».

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