Forlì, baby gang, il Siulp: «Si percepisce una sorta di impunità, il legislatore deve intervenire»

FORLI’. «Desideriamo esprimere pubblicamente il nostro compiacimento e vivo apprezzamento verso la Polizia di Stato e la Procura della Repubblica di Forlì per le recenti misure di custodia cautelari in carcere che hanno coinvolto una decina di giovani magrebini, rei di aver commesso numerosi reati che avevano creato allarme sociale in provincia». Dopo l’operazione dei giorni scorsi arriva anche il plauso del sindacato Siulp con una nota diffusa questa mattina. «Una risposta incisiva e concreta che conferma la presenza dello Stato e delle Istituzioni. Non esistono zone d’ombra e il controllo del territorio, da parte delle forze dell’ordine, è assoluta e capillare».
«Occorre però fare un’ulteriore riflessione», aggiunge il Siulp, «abbiamo notato che vi è stato un considerevole incremento di reati commessi da adolescenti stranieri non accompagnati, soprattutto minorenni di origine nordafricana, che ha aumentato la percezione di insicurezza dei cittadini, soprattutto in certi luoghi della città. Ma se un giovane rifiuta l’aiuto dei servizi sociali del Comune, si allontana continuamente dalle strutture a cui è stato affidato, commette assiduamente reati e la polizia giudiziaria non può far altro che riaffidarlo ogni volta, è molto probabile che quel ragazzo percepisca una sorta di impunità, senza alcuna intenzione di integrarsi nel nostro tessuto sociale»
Prosegue la disamina del Siulp: «Preso atto che quei giovani rifiutano qualsiasi tipo di inserimento, violando continuamente le regole della civile convivenza spesso anche con aggressività verso le forze dell’ordine, probabilmente è giunto il momento che il legislatore intervenga con norme più incisive come per esempio l’approvazione del nuovo Decreto Sicurezza, anche come deterrente al proliferare del fenomeno delle baby gang.»
Conclude il sindacato: «potrebbe rivelarsi utile anche riconsiderare la possibilità di reiterazione delle domande di protezione internazionale a seguito dei rigetti delle Commissioni Territoriali e dei Tribunali. La sistematicità delle reiterazioni, rese in assoluta assenza di nuove circostanze, mette in luce la strumentalizzazione dell’istituto con il solo scopo di assicurarsi, per diversi anni, la permanenza “legittima” sul territorio nazionale. Molto spesso al solo fine di trarre proventi da attività illecite sfocianti in azioni violente che alimentano quello stato di insicurezza sopra descritto».