Forlì. appello del parroco di San Benedetto per la Celletta della Misericordia

Forlì

«E’ ridotta così dall’alluvione dello scorso anno, che ha infierito particolarmente sull’edificio, al punto che si è persa un’anta della porta, finita chissà dove e ora l’ingresso è sistemato alla meglio». L’appello per il recupero della Celletta della Madonna della Misericordia, in via Lunga, viene da don Emanuele Lorusso, parroco di San Benedetto Abate. L’alluvione del 16 maggio 2023, che ha colpito Forlì e in particolare il quadrante occidentale della città, dai Romiti alla Cava fino ad intrappolare in una morsa fangosa l’intero quartiere di San Benedetto, ha lasciato ferite profonde sullo storico tempietto, risalente al XVIII secolo.

Umile espressione religiosa della famiglia forlivese Sauli, che la eresse in occasione della beatificazione del vescovo di Pavia Alessandro Sauli (nelle “fila” della casata figurano altre figure illustri, come il conte Ferdinando, uno dei fondatori della Croce Rossa Italiana), la chiesetta posta all’angolo fra via Lunga e via Lughese, vide la luce fra il 1740 e il 1750. Fino all’ultimo dopoguerra godeva ancora di buona salute.

I primi guai sono iniziati nel 1956, allorché ha cessato di essere una “dependance” dei Romiti. Non più officiata dopo l’istituzione della parrocchia di San Benedetto, avvenuta nel 1970, si è ridotta a fare da paracarro di lusso in mezzo al traffico e ai gas di scarico. Nel 1972 si dà per imminente la sua demolizione, costituendo palese intralcio alla crescente circolazione veicolare. Riesce miracolosamente a sopravvivere fino ai giorni nostri. Nel giugno 1986 subisce il furto sacrilego del bel dipinto mariano custodito all’interno, poi sostituito da un’opera di Francesco Giuliari, a sua volta rimpiazzata da una copia. Si giunge così al 1996, anno dell’accorato appello per la sua salvaguardia lanciato dall’allora presidente del Consiglio comunale Gabriele Zelli. In pochi mesi, grazie alla decisione dell’Amministrazione comunale di destinare alla povera celletta le “economie” dei lavori di sistemazione dell’intersezione fra le vie Gorizia e Lughese, e alla singolare idea di Laura Sansavini, attrice dialettale della Compagnia Cinecircolo del Gallo, di chiedere un contributo pro celletta al posto del regalo per il suo pensionamento, si raccolsero i fondi sufficienti per eseguire i lavori di consolidamento di fondamenta, architrave d’ingresso e tetto. L’ultimo intervento risale al 2001 per iniziativa dello stesso Comune di Forlì, che provvide anche a sottrarre parzialmente la chiesetta al traffico, grazie al nuovo svincolo in via Lunga. Dopo quel lavoro è stata officiata molto di rado, giusto qualche rosario in occasione del “Mese di maggio”.

Il degrado avanzato, acuito dall’alluvione, è ora amplificato dalla chiusura provvisoria apposta l’indomani della catastrofe. Il parroco don Lorusso chiede al Comune, proprietario dell’edificio, di provvedere almeno al «rifacimento di una porta decente per la cappella, che è una vestigia antica assai cara ai residenti di tutto il quartiere».

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