Forlì, ampliamento Musei San Domenico: i reperti emersi dagli scavi saranno esposti al pubblico

Forlì
  • 13 agosto 2024

L’ampliamento dei Musei San Domenico è uno dei cantieri più grandi e complessi di rigenerazione urbana, da concludersi entro l’estate 2026, finanziato con risorse PNRR e fondi propri del Comune di Forlì. Il costo totale dell’opera, infatti, è di 7 milioni 500mila euro. In questi giorni, nell’ambito dell’avvio dei lavori del quarto stralcio, sono state approvate e consegnate all’appaltatore le opere di scavo archeologico.

“Gli scavi, coordinati dalla Soprintendenza di Ravenna, riporteranno alla luce i reperti dei fabbricati che costituivano il corpo di collegamento tra il complesso del convento e il secondo chiostro. Al termine di questa prima fase - dichiara l’assessore Vittorio Cicognani - risulteranno interamente visibili le tracce delle fondazioni storiche di questi ambienti, comprese parti di pavimentazioni e altri elementi che permetteranno di visualizzarne le dimensioni e le caratteristiche, attivando poi le fasi di rilievo, catalogazione e recupero delle porzioni più significative. I reperti, prima di essere rimossi e collocati in deposito, verranno esposti al pubblico in un evento straordinario dedicato all’evoluzione e alle caratteristiche di pregio dell’antico complesso conventuale”.

“Successivamente - conclude Cicognani - partiranno i lavori veri e propri di riqualificazione e ampliamento del quarto stralcio, con la realizzazione di un fabbricato esterno a due piani destinato ad accogliere nuovi servizi ricettivi e percorsi museali, un locale interrato da destinare a museo archeologico e i nuovi depositi per i Musei San Domenico.”

I lavori sono coordinati dal Servizio Edifici Pubblici del Comune di Forlì (rup ing. Gianluca Foca e direttore dei lavori arch. Giorgio Laghi), con la collaborazione di professionisti esterni (Studio Wilmotte, Studio Lucchi & Biserni, Studio Manens, Nier Ingegneria, Ing. Lara Mambelli, Studio Amadio); l’esecuzione è affidata al consorzio Conscoop di Forlì e alle società Emiliana Restauri di Bologna e GEA Archeologia di Parma.

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