Forlì. Allarme degli apicoltori: «Rischiamo di chiudere, i ristori stanziati dal Governo non arrivano»

Come le api anche gli apicoltori sono a rischio estinzione. Se il maltempo riduce, anno dopo anno, il raccolto finendo quasi per azzerare quello relativo ad alcune piante, le aziende che hanno dipendenti non riescono a far quadrare i conti schiacciate tra tasse, ristori mai ricevuti e margini sempre più ridotti.

«Gli apicoltori sono disperati – spiega Pietro Miliffi, presidente dell’associazione forlivese apicoltori, società cooperativa che raggruppa circa 400 apicoltori nelle province di Forlì-Cesena e Rimini -. Per un’azienda che ha operai, l’impresa rischia di essere fallimentare perché non riesce a recuperare gli introiti tra tasse, contributi e tutto il resto. Ci sono persone che hanno 500-600 cassette di miele che stanno pensando di chiudere bottega».

Quello del miele è dunque un comparto tutt’altro che dolce per chi lo ha scelto come professione. «L’ anno scorso – prosegue – i margini di guadagno dal miele sono stati bassi, i rimborsi non li abbiamo visti e gli animali si spostano con conseguente aumento dei prezzi legati al gpl. Cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco ma sono ormai 4-5 anni che viviamo questa situazione, le aziende rischiano di morire».

Le risorse stanziate dal governo per sostenere gli apicoltori non sono mai arrivate nelle loro tasche. «I ristori stanziati dallo Stato – spiega Miliffi – dovevano arrivare attraverso la Regione ma in un anno non ci sono ancora stati liquidati. Le aziende che hanno perso le api durante l’alluvione dello scorso anno devono ancora essere almeno in parte risarciti». Furono circa 1.600 gli alveari spazzati via dall’esondazione dell’anno scorso e altrettanti, nei mesi successivi, erano rimasti isolati dal crollo delle strade indispensabili per raggiungerli. Anche se bisognerà attendere la metà di agosto per avere i dati precisi relativi alla produzione del nettare, è già chiara la scarsa disponibilità del prodotto anche a causa del maltempo. Quest’anno sarà quasi impossibile trovare barattoli di miele di acacia prodotto nel forlivese così come è successo lo scorso anno.

«Il freddo, le piogge ed il vento dei mesi scorsi ha praticamente annullato la produzione mentre per il tiglio la produzione è di circa 6-7 chili a cassetta – dice il presidente dell’associazione forlivese apicoltori -. Per il maltempo le api in alcuni casi si sono divise e abbiamo perso alcuni sciami». In alcuni casi anche quest’anno si è dovuti ricorrere alla nutrizione di soccorso. «In Romagna c’è qualcuno che nella bassa collina e in pianura continua a nutrire gli alveari per non farli morire di fame – spiega Miliffi – . Rispetto allo scorso anno il numero delle arnie è rimasto lo stesso».

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