Caso Pedri, la mamma di Sara si è costituita ieri parte civile
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La mamma di Sara Pedri si è formalmente costituita parte civile nel corso dell’udienza preliminare che si è svolta ieri a Trento nei confronti di Saverio Tateo, ex primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara, e la sua vice Liliana Mereu, accusati di maltrattamenti ai danni di venti operatori sanitari - ostetriche, infermieri e medici - tra cui la ginecologa forlivese scomparsa il 4 marzo di due anni fa. Insieme a Mirella Sintoni, in qualità di curatrice di Sara, che risulta scomparsa e la cui auto è stata recuperata vicino al lago di santa Giustina, stessa procedura ha seguito l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, rappresentata dall’avvocatura di Stato, come soggetto danneggiato, per chiedere i danni di immagine e del reparto, ai fini dell’organizzazione. Si sono costituti parte civile anche otto sanitarie e il Fenalt, sindacato autonomo di Trento del pubblico impiego. Circa la metà delle parti offese (21) ha chiesto di costituirsi parte civile davanti al giudice di Trento Marco Tamburrino. L’udienza è stata quindi aggiornata al 12 gennaio. Proprio la scomparsa di Sara Pedri ha portato alla luce i presunti casi di maltrattamenti che hanno portato al licenziamento del primario Tateo, poi reintegrato dal tribunale del lavoro che ha annullato il provvedimento dell’azienda sanitaria provinciale. La famiglia di Sara ha da subito sollevato il caso dei presunti maltrattamenti subiti dalla giovane forlivese una volta iniziato il suo percorso lavorativo all’ospedale di Trento. La Procura trentina ha contestato a Saverio Tateo e Liliana Mereu condotte vessatorie nei confronti di chi lavorava nel reparto, raccogliendo le testimonianze di sanitari, che avrebbero riportato episodi di ingiurie, minacce di sanzioni disciplinari, atteggiamenti inquisitori, condotte vessatorie non motivate da errori professionali, ma da risentimento.
«Non so cosa succederà e non mi faccio illusioni, ma come sempre mi affido alla Giustizia – ha commentato su facebook la sorella di Sara, Emanuela Pedri –. C’è stato un lavoro importante e probabilmente non è ancora finito ma sento che siamo sulla strada giusta perchè abbiamo avuto coraggio, ci abbiamo messo la faccia, abbiamo fatto squadra e ci stiamo mettendo il cuore. Quando pronunciamo la parola giustizia si muove qualcosa dentro di noi, quando la desideriamo veramente, diventa il motore, il fuoco della nostra “battaglia”, quando sentiamo quel fuoco dentro, tiriamo fuori quella forza che non pensavamo di avere, quella forza si trasforma in desiderio, un desiderio che brucia e muovendo energia tutto attira. L’attesa è stata lunga ma non ci siamo mai fermati, abbiamo “spostato le montagne” e l’abbiamo fatto insieme con tenacia, determinazione e costanza così come Sara era nella sua vita prima che il desiderio si spegnesse. È vero il suo entusiasmo e il suo desiderio si sono spenti prima del tempo, qui in terra, ma ora fanno luce, una luce così intensa da sentire la sua presenza».