Anche l’ordine dei padri Camilliani ha lasciato la Diocesi di Forlì. La direzione dell’opera affidata a un laico
Continua l’emorragia degli ordini religiosi da Forlì. Gli ultimi a lasciare la Diocesi, dopo la partenza di Cappuccini (2012), Minori francescani (2016), Silenziose Operaie della Croce (2021) e Ancelle Sacro Cuore (2022), sono stati i Chierici regolari ministri degli infermi, meglio conosciuti come Padri Camilliani.
Il loro distacco da Forlì-Bertinoro è avvenuto di fatto il 2 giugno scorso. Fino a quella data, padre Gianluigi Valtorta e fratel Valentino Mercato, entrambi del 1960, hanno vissuto e operato a Predappio, nel grande edificio in stile littorio di viale della Libertà 9, impegnati nell’accoglienza ed accompagnamento di circa 40 pazienti psichiatrici. I motivi della loro partenza vanno ricercati nelle classiche problematiche interne di gran parte degli istituti religiosi odierni: calo di vocazioni, invecchiamento delle comunità e necessità di ridistribuire le forze. La somma di questi fattori ha portato la Provincia Nord Italiana dei Camilliani a chiudere entrambe le comunità di Predappio e Bologna (hanno appena lasciato anche Trento).
Le origini dell’ordine risalgono alla Compagnia dei Servi degli Infermi, istituita nel 1582 da San Camillo de Lellis per l’assistenza agli ammalati nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma. I Camilliani hanno ricevuto l’approvazione di papa Sisto V nel 1586. Nel 1591 ottengono anche lo status di Ordine dei Ministri degli Infermi per merito di papa Gregorio XIV. Oltre ai tre voti comuni a tutti i religiosi, i camilliani emettono quello di assistenza agli infermi, anche con pericolo della vita. L’elemento distintivo del loro abito è una croce di panno rosso cucita sul lato destro della tonaca, all’altezza del petto. Nel mondo, l’Ordine è presente in oltre 35 paesi.
I Camilliani di voto perpetuo sono circa 1.100 (dati 2008 da Wikipedia), di cui almeno 250 in Italia. La comunità di San Camillo è approdata in terra forlivese nel 1950, per accudire bambini affetti da Tbc provenienti da tutta Italia. Nel 1973 l’allora Provincia di Forlì affida ai religiosi il servizio di accoglienza ed accompagnamento dei pazienti psichiatrici, inclusi quelli dimessi dai manicomi, mettendo a loro disposizione l’ex Villa Castelli, sorta nel 1940-1941 direttamente sul retro della chiesa di S. Antonio da Padova. Caratterizzato nella struttura centrale da un edificio a due piani, il centro si sviluppa su una superficie di circa 3.185 metri quadrati, costituito dal corpo principale, da un giardino, dalla casa dei Padri, da uno spazio adibito alla coltivazione e da uno destinato a fattoria.
Come confermato il 28 settembre scorso dal superiore provinciale padre Giuseppe Rigamonti al vescovo Livio Corazza, nel corso della festa annuale del fondatore tenutasi a Predappio, dopo la partenza dalla Diocesi forlivese di padre Valtorta e fratel Mercato, l’Opera rimane della Fondazione San Camillo, che ne ha però affidato la direzione ad un dipendente laico, il dott. Loris Presepi, espresso dal Centro di Solidarietà Odv di Forlì.