Forlì. Lampioni in piazza Saffi "bloccati" dalla scelta del colore

Di che colore erano in origine i lampioni di piazza Saffi? E’ proprio questo il nodo da sciogliere e sul quale è chiamata ad esprimersi la Soprintendenza per dare seguito al progetto di riqualificazione degli stessi avviato dall’amministrazione ormai tempo fa, ma la cui iniziativa è ferma al palo, è il caso di dire, già da diversi mesi. Secondo una ricostruzione basata sui documenti in dotazione all’Archivio di Stato di Forlì, nel 1932, in previsione della nuova sistemazione di piazza Saffi e del suo ampliamento, venne riprogettata anche l’illuminazione. I vecchi candelabri, infatti, dovevano essere sostituiti con 14 nuovi corpi più alti e moderni (verranno poi posizionati solo nel 1935). I lampioni, forniti dalla società anonima Stabilimenti di Dalmine e tuttora in uso fino al restauro, dovevano presentare le seguenti caratteristiche o meglio dovevano essere «a sezione ottagonale, in acciaio al carbonio, in un sol pezzo, senza saldature, catramati all’interno a caldo, completi di guarnizioni di ghisa, provvisti ognuno di gruppo pastorale di 4 lampade con punti luminosi a 9,50 metri dal suolo con lesene del basamento e gruppo terminale in bronzo e stemmi del Comune e del fascio, pure in bronzo». Insomma, del colore non c’è traccia e questo fa presupporre che fossero stati collocati in piazza Saffi allo stato naturale, ovvero all’occhio avevano la tonalità dell’acciaio al carbonio. «Non conosco la data precisa – spiega lo storico forlivese, Gabriele Zelli –, ma la colorazione dei lampioni è avvenuta dopo. Risale, infatti, tra il 1970 e il 1980, più o meno nello stesso periodo in cui si rimise mano alla pubblica illuminazione e venne ritinteggiata la facciata del Municipio». In questa occasione, quindi, venne scelto il colore che tutti i forlivesi hanno sempre riconosciuto all’illuminazione dell’ellisse cittadina. «I lampioni, tra l’altro, hanno una certa altezza sono dotati di fioriere che in primavera venivano sempre arricchite dai gerani – prosegue Zelli –. Questi fiori venivano innaffiati e colava acqua, probabilmente tutto ciò ha fatto sì che nel tempo si rovinassero. E forse per questo motivo si è deciso di verniciarli per proteggere l’acciaio. In quell’occasione si scelse il color rosso-mattone, tipico dei nostri centri storici e che si allineava con gli edifici che affacciano su piazza Saffi. Pensiamo solo a San Mercuriale con i suoi mattoni a vista». Possibile, perciò, che la Soprintendenza nella sua indagine si sia accorta di tutto ciò. Questo spiegherebbe le sei prove di colore avvenute fino ad ora che, di conseguenza, hanno fatto tardare l’installazione dei lampioni restaurati. «Siamo in attesa del parere delle Belle Arti che deve “battezzare” questo fatidico colore – afferma l’assessora al centro storico, Andrea Cintorino –. D’altro canto i lavori erano da fare, auspichiamo che la decisione venga presa il prima possibile perchè attualmente in piazza Saffi manca l’illuminazione e una parte del suo arredo».

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