L’estate del “Bonci sotto le stelle” invita stasera alle 21.30 al chiostro di San Francesco di Cesena (al Bonci in caso di maltempo); va in scena “Dora pro nobis” spettacolo sulla storia di Dora Maar (1907-1997) tratta dal libro di Concita De Gregorio “Malamore” (Einaudi 2017). Ne è protagonista Federica Fracassi, fra le interpreti di punta del teatro italiano, in dialogo musicale con il violoncellista Lamberto Curtoni.
Dora Maar, parigina franco croata, fu artista di fascino, fotografa surrealista, per quasi dieci anni musa e amante di Pablo Picasso. Fu però un amore tormentato e sofferto per Dora che, di 26 anni più giovane, subì la pressione narcisista di Picasso; lui la umiliava anziché incoraggiarla, la limitò nella sua vocazione convincendola a lasciare la fotografia in cui eccelleva, per la pittura, in cui era mediocre. Ciononostante Dora visse anni in una Parigi al centro del mondo e poté frequentare grandi personaggi dallo scrittore George Bataille al poeta Paul Eluard, allo psichiatra Jaques Lacan, fu pure assistente di Henri Cartier-Bresson. A lei si deve la documentazione completa sulla realizzazione del quadro Guernica.
Fracassi, come è avvenuto l’incontro con Dora Maar?
«Conobbi Concita De Gregorio a una cena e subito ci trovammo in sintonia. L’accompagnai al Salone del Libro di Milano per la lettura del suo “Malamore”. Mi resi conto di come anche il pubblico era preso dal racconto di Dora che riguardava tutte le donne. Concita mi chiese: ti interesserebbe metterlo in scena? Non sapevo come. Pensai che mi sarebbe piaciuto farne una sorta di combattimento fra parole e musica, un reading “agito” con una voce in movimento; mi serviva un contraltare musicale, e ho chiamato Lamberto Curtoni, compositore e violoncellista bravissimo, con cui parola e musica “duellano” insieme».
Che idea si è fatta della relazione fra Dora Maar e Picasso?
«A lungo Dora è stata considerata solo una funzione: moglie, amante, musa. Ho visto una sua mostra alla Tate di Londra, era una fotografa surrealista notevole, ma Picasso la sconsigliò nella sua arte; lei aveva una femminilità prorompente, fascino, curiosità. Era una luce ma, come scrive Concita De Gregorio, era “una luce nell’ombra”. In nome della relazione con Picasso perse sicurezza in sé stessa, si sentiva mortificata perché non ebbe figli, per gli esaurimenti nervosi, perché era solo una delle tante amanti. Davanti a un narciso come Picasso, che si circondava di donne satelliti attorno al sole che era lui stesso, Dora Maar era la donna che piange, la donna sofferente, che dipinse di verde. La domanda che attraversa questo testo è quanta forza riusciamo ad avere noi donne in situazioni critiche in cui siamo chiamate a reagire, quanto riusciamo a guardarci dentro, a farci accettare, a essere vive con un nostro centro».
Come adattate il testo per il pubblico?
«L’abbiamo suddiviso in quadri, creato una nostra drammaturgia sia musicale che di parola; Curtoni con il suo violoncello è il mio Picasso, la voce con cui leggo è il contraltare, è un combattimento a due voci per una unica partitura».
Come proseguirà la sua stagione teatrale?
«Riprenderò “Carbonio” che abbiamo appena rappresentato a Milano; è il testo di Pier Lorenzo Pisano vincitore dell’ultimo Premio Riccione per il Teatro. Mi attende inoltre un progetto rischioso ma stimolante; farò un Otello tutto al femminile diretto da Andrea Baracco per lo Stabile dell’Umbria; solo attrici nei diversi personaggi, io sarò Iago, la drammaturgia è di Letizia Russo».
È anche attrice di cinema, ha qualche sogno?
«Vorrei fare molto più cinema e avere un ruolo centrale. Intanto parteciperò al nuovo film di Marco Bellocchio “La conversione”, e avrò un piccolo ruolo nel nuovo film di Antonio Albanese. Mi piacerebbe lavorare coi fratelli D’Innocenzo; ma il mio più grande desiderio, pazzesco, sarebbe quello di interpretare la figlia di Meryl Streep». Euro 10-7.
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