La morte sul lavoro dell’operaio di una ditta di Faenza in tangenziale a Bologna. I sindacati: “Fare chiarezza sulla catena degli appalti”

Dopo la tragedia sul lavoro prima dell’alba di ieri, 10 aprile, i sindacati hanno preso posizione sulla scomparsa del 59enne Francesco D’Alò, lavoratore della 3S Safety di Faenza, scomparso sulla tangenziale di Bologna.
“Nella notte tra il 9 e il 10 aprile - si legge nella nota di Cgil, Cisl e Uil - l’ennesimo infortunio mortale ha colpito il settore dell’edilizia e delle manutenzioni stradali: a perdere la vita è stato Francesco D’Alò, 59 anni, travolto mentre lavorava sulla tangenziale di Bologna, in un cantiere per la segnaletica stradale. È l’ennesimo incidente che avviene con dinamiche molto simili in corrispondenza di cantieri presenti sul territorio dell’Emilia Romagna. Cgil, Cisl e Uil esprimono profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia del lavoratore deceduto e ai colleghi rimasti feriti.
L’azienda coinvolta, la 3S Safety, ha sede a Faenza e opera stabilmente in ambito stradale e autostradale. Come organizzazioni sindacali confidiamo che le indagini condotte dall’autorità portino in tempi celeri a verificare eventuali responsabilità. Se saranno riscontrate responsabilità legate alla sicurezza sul lavoro, Cgil Cisl Uil della provincia di Ravenna valuteranno insieme ai colleghi di Bologna di costituirsi parte civile nei procedimenti giudiziari.
Non siamo interessati solo alla dinamica di quanto accaduto. Occorre individuare in maniera precisa la catena degli appalti coinvolti nel cantiere autostradale, in quanto le aziende che operano in ambito stradale e autostradale dovrebbero applicare il contratto collettivo nazionale dell’edilizia. L’esperienza ci dice invece che, in moltissimi casi, per contenere i costi, vengono applicati contratti nazionali di settori diversi e si fa ampio ricorso alla somministrazione.
Da tempo le organizzazioni sindacali denunciano le criticità rispetto: alla responsabilità dei committenti, al ricorso agli appalti al massimo ribasso e a subappalti a catena senza una chiara definizione delle responsabilità in capo ad ogni soggetto, determinando così lavoro precario e insicuro. Queste circostanze portano a salari più bassi e tutele più deboli, a partire da quelle legate alla sicurezza. Infine, una riflessione va aperta anche rispetto all’età della vittima. Si lavora sempre più a lungo, anche in cantieri con alto fattore di rischio, con orari notturni e ritmi durissimi. Non basta più indignarsi: servono misure concrete e immediate”.