Faenza. Travolta dall’auto dopo la ciclabile, a processo ci finisce la ciclista
![Il cartello stradale oscurato dal tronco lungo viale delle Ceramiche a Faenza Il cartello stradale oscurato dal tronco lungo viale delle Ceramiche a Faenza](http://www.corriereromagna.it/binrepository/768x1024/1c259/768d432/none/11807/OBBJ/whatsapp-image-2025-02-05-at-15-05-43_1392529_20250208220219.jpg)
Investita in bicicletta da un’auto mentre attraversava la strada, è stata multata per non aver dato la precedenza al termine della pista ciclabile ed è finita a processo. L’accusa: lesioni colpose nei confronti dell’automobilista che l’aveva travolta, una donna peraltro incinta. Tutta colpa di un cartello stradale e un tronco. Vale a dire l’albero cresciuto proprio davanti al cartello stradale che indicava il termine del corsia riservata a pedoni e velocipedi, oscurandolo. è probabilmente questa la ragione che è valsa all’imputata l’assoluzione.
L’incidente
La vicenda giudiziaria ha inizio il 26 febbraio del 2021. La ciclista, poco più che 20enne, è in sella alla propria bici lungo viale delle Ceramiche. Accanto a lei pedala anche un amico. Giunti alla fine del viale alberato, proprio all’altezza dell’albero che oscura il cartello che segnala l’interruzione della pista ciclopedonale, si fermano per dare la precedenza e ripartono. In quel momento una Dacia Sandero condotta da una 38enne all’ottavo mese di gravidanza, svoltando dalla strada principale, li investe. Ad avere la peggio è la giovane, caricata sul cofano e sbalzata a terra.
Anche l’automobilista tuttavia lamenta dolori. E così il 118 soccorre entrambe, la prima con trauma vertebrale e lesioni alla gamba destra, la seconda con conseguenze al rachide cervicale e successive cefalee.
Interviene anche la polizia locale. Ed è durante i rilievi che viene contestata alla ciclista la mancata precedenza proprio alla luce della presenza del cartello di fine pista ciclabile, seppure oscurato dall’albero.
La denuncia e il processo
Sulla base della sanzione l’automobilista sporge anche denuncia per lesioni colpose, portando a giudizio la ciclista.
Quattro anni dopo i fatti, l’iter giudiziario è giunto alla fine con la sentenza pronunciata dal giudice Roberta Bailetti. Costituitasi parte civile con l’avvocato Alfonso Gaudenzi, la conducente della vettura chiedeva un risarcimento di 10mila euro legato alle conseguenze perduranti del trauma. Per l’imputata invece, l’avvocato Nicola Montefiori ha chiesto l’assoluzione sottolineando - oltre alla singolare circostanza che vede sotto accusa l’investita e parte offesa l’investitrice - che il cartello stradale della ciclabile fosse oscurato probabilmente da oltre 15 anni, date le dimensioni dell’albero. Altro che ramo, ma un tronco bello grosso, che è valso una sentenza di non colpevolezza.