Faenza, statue sacre recuperate e restaurate

Mancavano dai tempi della seconda guerra mondiale e solamente adesso dopo una rocambolesca vicenda e quando forse nessuno più lo sperava, sono tornate al loro posto nella nicchia del Crocifisso le due statue della Madonna Addolorata e di San Giovanni Battista nella chiesa di S. Silvestro.
Le due sculture, alte circa 75 centimetri, sono state restaurate e restituite alla comunità proprio in coincidenza con il giorno che il calendario dedica al santo a cui è intitolata la chiesa, una delle più belle del territorio rurale faentino, esistente fin dal 1138, quando però non era ancora parrocchia, ma solo cappella posta su uno dei “Cardini” della centuriatio romana.
Le due statue in cartapesta sono opera di Enrico Dalmonte e risalgono ai primi anni del 1900.
Seppure fossero ridotte in condizioni pietose furono conservate e nel 1967, quando si pensava che non potessero più essere recuperate, furono affidate a Giorgio Cicognani (ex conservatore della Biblioteca Manfrediana) che soltanto in questi ultimi anni è riuscito a riportarle all’originale splendore e curarne la ricollocazione nell’originale nicchia.
Nel contesto del recupero Cicognani ha tracciato il percorso delle due statue, partendo dal profilo di un sacerdote che portò notevoli cambiamenti alla chiesa, don Giuseppe Santoni, nato a Fusignano nel 1864 e dal 1896 parroco di San Silvestro, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1931.
E’ nel suo mandato pastorale che le due statue furono realizzate.
«Don Sartoni – racconta il restauratore Giorgio Cicognani - è stato uno dei parroci più attivi, studioso, di animo zelante e con una grande passione per l’arte, frequentò giovani artisti del suo tempo e diversi intellettuali. A lui si deve l’abbellimento della chiesa con diverse opere e costruzioni di altari. Nel 1920 fece dipingere la cupoletta dell’abside dal pittore lughese Giulio Avveduti e nel 1900 acquistò la statua di S. Luigi opera della bottega di Gaetano Vitenè dove già Enrico Dalmonte (di lui nipote 1882-1968) lavorava».
Su stampi di quell’antica e celebre bottega, «fu proprio Dalmonte, ultimo plasticatore autodidatta faentino - aggiunge Cicognani -, a creare le due statue, di poco successive al San Luigi».
Le due opere furono collocate sotto il crocifisso e lì rimasero esposte fino all’inizio della Seconda Guerra mondiale.
«Con i bombardamenti – continua Cicognani - il nuovo parroco, don Carlo Ferretti, mise al sicuro le due opere alla base del campanile, ma data la fragile cartapesta ne seguirono notevoli danni. Umidità e infiltrazioni le compromisero: S. Giovanni Battista fu la più colpita e non sapendo come rimediare il parroco le lasciò abbandonate in uno sgabuzzino, scegliendo però di non disfarsene».
«Nel 1967 alla morte di don Ferretti fu definitivamente deciso che non era proponibile nessun recupero, a quel punto le due statue mi furono affidate - prosegue il restauratore -. Per oltre cinquant’anni sono rimaste impacchettate e solo tre anni fa, dopo alcune esperienze su manufatti in cartapesta, ho deciso di affrontare il recupero e di iniziarne il restauro in memoria dei miei genitori, Sante e Vittorina».