Faenza. Schiaffi alla moglie dopo il parto. Lei si rifugia dal cognato, poi l’arresto

“Sono io il marito e quando parlo tu devi stare zitta”. Un’affermazione per mettere le cose in chiaro su chi comandasse in casa. A pronunciarla, prima di essere arrestato il giorno della festa della donna, sarebbe stato un 45enne di origine camerunense, residente a Faenza. Ma non è solo per questa frase che nei suoi confronti il giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti ha convalidato l’arresto disponendo la liberazione con braccialetto elettronico. Sono piuttosto gli episodi di violenza e minacce, proferiti non solo nei confronti della moglie, ma anche verso il fratello, la cognata e i nipoti, presso i quali si era rifugiata da alcuni giorni la coniuge dopo essersi allontanata da casa insieme alla figlioletta appena nata.
Il primo degli episodi denunciati riguarda proprio il giorno in cui il 45enne è diventato padre, a inizio anno. Era in ospedale e la moglie lo avrebbe invitato a sorreggere meglio la testa neonata mentre la teneva in braccio. Lui avrebbe reagito in malomodo, schiaffeggiandola. Poi, verso fine febbraio le avrebbe sottratto il telefonino scagliandoglielo in fronte, solo perché la donna, intenzionata a cercare lavoro, aveva chiesto ai propri familiari di trasmetterle i diplomi scolastici, quando lui invece prevedeva di gestire in prima persona ogni contatto.
Sembrava essersi convinto che un periodo di distacco sarebbe servito a rasserenare i rapporti. Invece il 2 marzo il commissariato è intervenuto trovandolo ubriaco in strada, a urlare sotto casa del fratello. Era solo l’inizio di una sequenza di minacce proferite nei confronti di tutta la famiglia del fratello, accusando di aiutare la moglie a non fargli vedere la figlia. Fra le minacce, avrebbe promesso di incendiare l’auto della cognata, di uccidere sia lei che il marito, suo fratello e fare del male anche a loro figli. Pericolo divenuto quantomai reale l’8 marzo, quando, intercettandone uno dal fioraio, lo avrebbe preso per un braccio strattonandolo e chiedendogli le chiavi di casa, che il ragazzo non aveva con sé. Dopo le denunce presentate dalle due donne, la polizia di Stato ha raccolto i messaggi che il 45enne aveva inviato nei giorni precedenti alla moglie e al fratello. Intimidazioni come “Il rapporto come fratelli è finito... sappi che sarà una guerra, se non vuoi che io mi comporti male nei confronti di tua moglie o dei tuoi figli...”, seguite da frasi nelle quali esplicitava che stesse pedinando tutti, nipoti compresi (“ho visto tuo figlio poco fa”).
Alla luce dei fatti denunciati, l’uomo è stato arrestato in differita. Difeso dall’avvocato Massimo Martini, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida, rilasciando spontanee dichiarazioni per ammettere di avere “perso un po’ la testa” preso dall’ansia di non poter vedere la bimba. Il giudice lo ha rimesso il libertà con divieto di avvicinamento e di comunicare con la moglie e con tutto il resto della famiglia.