Faenza, record di nascite all’Oasi delle Cicogne, nidi anche sui silos della Caviro

Faenza

Straordinaria stagione riproduttiva per le cicogne dell’oasi faentina, nel sito della Caviro. Sono ben 22 i nuovi nati negli otto nidi dell’oasi dove alcune coppie si sono addirittura superate in prolificità: una è riuscita ad allevare ben quattro pulli e un’altra tre, quando la media è solitamente due.

Ormai i piccoli sono cresciuti e in grado di volare: si sono aggiunti alla colonia e spesso compiono ampi voli, anche di venti o trenta chilometri per esercitarsi alla migrazione che solitamente avviene intorno a Ferragosto o per alimentarsi in natura.

Da alcuni anni però tale data di partenza migratoria viene prorogata: «Restano più a lungo perché c’è caldo e disponibilità di cibo – spiega Sergio Montanari, presidente degli Amici delle Cicogne – perciò preferiscono non spostarsi».

Il cibo non manca: vengono rifocillate nell’oasi ed è una meraviglia vederle arrivare puntuali nel prato all’ora prestabilita. Ma quest’anno per loro ci sono leccornie speciali, le cavallette, di cui sono ghiotte e che cacciano contribuendo a contenere l’invasione.

Sì perché le cicogne, come le faraone e i tacchini, razzolando i terreni si cibano anche delle uova di questi insetti parassiti, ritenuti una calamità, distruggendo le cosiddette grillare, che tanto preoccupano gli agricoltori soprattutto in collina.

Alle 22 nascite nell’oasi, se ne devono aggiungere almeno altrettante negli altri due siti faentini frequentati da questi volatili: alla Falco Nero e al Golf Club. Il cielo manfredo si può dire densamente frequentato.

«Io seguo solo quelle d’Oasi – dice Montanari – e quanto avvenuto quest’anno è davvero sorprendente, un record di nascite, oltretutto nella stagione degli amori abbiamo assistito anche a una vera e propria contesa tra maschi: un nuovo esemplare giunto un po’ in ritardo a primavera, quando ormai le coppie erano formate, ha cercato di impossessarsi del nido e della femmina di un maschio stanziale. Ne è venuta fuori una lotta furibonda con il sangue a macchiare le piume bianche. Alla fine l’ha spuntata il detentore del nido, ma il giovane avventuriero non si è dato per vinto: ha pure lui trovato una compagna e insieme hanno costruito un nuovo nido su uno dei silos della CO 2 della Caviro».

Si tratta di un impianto che cattura l’anidride carbonica dai processi di produzione del biometano, la recupera e la riutilizza quale additivo per le bevande gassate, contribuendo così a ridurre il buco dell’ozono. Insomma un impianto che, abbinato al nido delle cicogne, restituisce una forte immagine naturalistica. Sempre al’interno del perimetro Caviro, un nuovo nido è stato realizzato da una coppia su una secolare quercia, dove diversi anni fa l’indimenticato Carlo Gulmanelli aveva sistemato una piattaforma: «Fino ad oggi non era mai stata utilizzata - aggiunge Montanari – tant’è che proposi di toglierla, ma Gulmanelli si oppose: ‘vedrai che prima o poi andranno anche lì’, disse, infatti quest’anno è successo».

Ieri nel prato, in un paio di minuti si sono radunati a pranzo una cinquantina di esemplari, preceduti però da una decina di gabbiani opportunisti. Ma cosa è successo? Le cicogne hanno formato una vera e propria legione romana: in gruppo ad ali aperte sono avanzate simultaneamente, tant’è che i gabbiani hanno dovuto rinunciare al banchetto. Nell’ultima stagione l’Oasi è stata visitata da numerose scolaresche e perfino da studenti stranieri del progetto Erasmus.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui