Faenza, Nott de Bisò: nei Rioni sono in vendita i nuovi gotti
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Con l’avvicinarsi alla chiusura dell’anno del Palio, che per la comunità faentina si identifica storicamente con la serata del 5 gennaio e la tradizionale Nott de Bisò, parte la vendita dei gotti, l’iconica ciotola in ceramica faentina destinata proprio al “bisò”. La vendita dei singoli gotti e della brocca avrà luogo, come da consuetudine, il 5 gennaio negli stand rionali presenti in piazza del Popolo. Ma i servizi completi composti da brocca e sei gotti con gli stemmi dei cinque Rioni faentini, saranno invece acquistabili nelle sedi rionali da ieri, una bella idea regalo anche per il periodo natalizio ormai alle porte e per prepararsi in anticipo alla serata che chiude simbolicamente l’anno del Niballo Palio di Faenza. Per garantirsi un servizio in prevendita è meglio contattare preventivamente le sedi rionali: Borgo Durbecco al 392 3720116, Rione Giallo al 327 3621866 (whatsapp) , Rione Neroal 334 7048247 (whatsapp) oppure 0546 681385 , Rione Rossoal 335 7982311 e Rione Verde al 335 7000994 oppure 0546 681281. Come i fantini sanno bene, il decoro del gotto cambia ogni anno e viene scelto dal Comitato per il Niballo con la collaborazione della ceramista Vittoria Monti e del Museo Internazionale delle Ceramiche. Per la Nott de Bisò 2024 il decoro scelto è “Vasellame amatorio”.
Verso la fine del XV secolo si sviluppò nelle botteghe ceramiche di Faenza il cosiddetto “vasellame amatorio”. Si tratta in prevalenza di vasellame (coppe, piatti e boccali), dipinto con simboli d’amore e fedeltà e usato per consacrare unioni matrimoniali. Queste stoviglie erano legate alle usanze di bere dalla stessa coppa per celebrare la comunione di vita di due sposi o di offrire confetti agli invitati al termine delle nozze. Tipico simbolo amatorio del Rinascimento è il “cuore” in diverse varianti, dal cuore che arde d’amore al cuore che soffre sanguinante o trafitto da frecce. Tra i manufatti custoditi al MIC di Faenza eccelle il frammento della coppa nuziale di Galeotto Manfredi, signore di Faenza e Francesca Bentivoglio figlia di Giovanni II Bentivoglio, Signore di Bologna, realizzata intorno al 1482. Oltre alla presenza degli stemmi delle famiglie sono rappresentati due mezzi cuori uniti insieme da un dardo, attributo emblematico della passione amorosa e dell’amore cortese in voga all’epoca. Altre tematiche amatorie ricorrenti sono le due mani che si stringono in segno di unione e fedeltà, il coniglio evocativo della fertilità, il cane simbolo di fedeltà e lealtà, oltre alle “belle donne”, accompagnate da un nastro svolazzante con il nome dell’amata e spesso l’aggettivo “bela”.