Faenza, Museo Risorgimento: cimili e reperti della Seconda guerra mondiale

Faenza
  • 12 dicembre 2024

Sono particolarmente ricche in questi giorni le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dalla Liberazione che a Faenza cade il 17 dicembre. Varie iniziative in tutti i comuni dell’Urf sono spalmate in questo periodo fino al 19 dicembre.

Una in particolare però resterà stabile e farà da “apripista” all’inaugurazione nel 2025 di una nuova sezione del Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea. Qui sarà infatti ospitata una sala completamente dedicata alla Seconda guerra mondiale, unica sezione mancante nella fascia temporale considerata dal Museo, cioè dalla Rivoluzione Francese al 2 giugno 1946.

Si tratta di quattro bacheche dedicate soprattutto alla Liberazione: contengono reperti cartacei, articoli di giornali, una curiosa carta topografica stampata dal comando inglese, cimeli, cappelli delle forze di liberazione neozelandesi, un giubbotto militare, fotografie anche aeree con le immagini dei bombardamenti su e interessanti didascalie che identificano le zone colpite.

Il Museo contribuisce così alle celebrazioni in corso ma sarà molto più ampia la rassegna in preparazione nper il prossimo anno.

«Ci saranno reperti, cimeli, documenti, uniformi e anche armi (mine, fucili anticarro inglesi per esempio) – afferma il curatore Aldo Ghetti -: proprio in questi anni abbiamo ricevuto parecchie donazioni di anziani custodi o collezionisti di pezzi raccolti durante il passaggio del fronte. Gente che ha vissuto direttamente quei giorni drammatici e ha voluto serbare importanti tracce. Con l’avanzare dell’età, tanti testimoni diretti piuttosto che mandare dispersi i loro cimeli ce li hanno donati per essere conservati dignitosamente e tramandati ai posteri quale memoria indelebile di quei momenti tragici, e gliene siamo grati».

Il Museo del Risorgimento in palazzo Laderchi avrà così completata la sua raccolta : «In esposizione abbiamo però solo una parte del materiale esistente e che contiamo negli anni di fare ruotare nel’esposizione permanente, oppure di inserire in mostre temporanee, affinché tutti possano ammirare questo patrimonio, con pezzi che vanno ben oltre il carattere locale e si inseriscono nella storia italiana ed europea degli ultimi 250 anni», conclude Ghetti. F.D.

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