Faenza, i funerali di Vittorio Zama, il Cavaliere Arcobaleno
Fiori gialli e bianchi, come i colori dei due rioni che lo hanno visto vincere il Palio del Niballo nel 1969 e 1976, sulla bara di Vittorio Zama il Cavaliere Arcobaleno, per l’ultimo saluto, ieri mattina nella chiesa del Paradiso, a pochi passi da dove abitava.
Era deceduto martedì scorso a 85 anni e con lui è scomparso un personaggio simbolo del Palio: unico vincitore del drappo di San Pietro per Porta Ponte in oltre 40 anni di sfide. Ma non solo: cavaliere della vecchia guardia è stato il capostipite della cosiddetta “scuola faentina”, inconfondibile il suo stile, e istruttore, per il rione Verde e del Cifa (Centro ippico faentino) di cui fu presidente per oltre dieci anni, occupandosi anche di terapie per i disabili e di tempo libero per i giovani dei Cre estivi.
I suoi passaggi da un colore all’altro gli valsero l’appellativo di “Arcobaleno”. Ad Arezzo, dove è ancora vivo il ricordo per i suoi successi con il quartiere di Sant’Andrea, lo chiamavano “Bianco”, pare per il colore del suo volto pallido dopo le vittorie alla Giostra del Saracino. Anche in Toscana si distinse per essere stato protagonista in più quartieri: con Porta Crucifera vinse nel 1973. Nel 1995 invece gli fu affidato il ruolo di preparatore dei fantini da Porta Santo Spirito. Sotto la sua conduzione si formarono fior di giostratori.
Alle esequie hanno voluto partecipare rappresentanti di tutti i rioni, particolarmente numerosi quelli del Giallo con il fazzoletto al collo, il Bianco era presente con una bandiera. Molti i rionali noti: ex capi rione come Gabriele Romanato (Rosso), Valerio Testa (Giallo) o attuali dirigenti come Damiano Tinelli ( Nero), ex cavalieri come Savio Conficconi, Cristian Malavolti e Vincenzo Bellini, ancora combattivo in tornei fuori Faenza.
Tanti hanno voluto rispolverare ricordi sul caro estinto e, guardando una sua foto gigante a cavallo, posizionata davanti al feretro, a qualcuno è venuto in mente il Corpo della polizia municipale a cavallo nel 1970, ovvero Vittorio Zama e Vincenzo Verità, entrambi vigili urbani che nel mese di giugno facevano servizio in alta uniforme sui cavalli del Palio: si occupavano di vigilanza, ma anche di promozione.
Qualche lamentela è scaturita per la mancanza al funerale di poliziotti in uniforme e anche di un gonfalone municipale.
A dare dignità alla figura di Zama ci ha pensato don Marco Donati, il parroco che nell’omelia ha esordito con tre verbi che hanno contraddistinto la sua vita: «Correre, vincere, insegnare». Una metafora per testimoniare la capacità del Cavaliere Arcobaleno di «perseguire un obiettivo nonostante gli ostacoli, dai quali nessuno si può separare: solo dall’amore per Cristo non ci si può separare - ha predicato - perché ci accompagna sempre anche nell’aldilà». Prima della partenza per il cimitero di Faenza tanti hanno voluto abbracciare la moglie Maria Pia e la figlia Alessandra esprimendo condoglianze ed affetto.