Faenza, i comitati degli alluvionati scrivono alla Regione: “L’angoscia ogni volta che piove e gli interventi di prevenzione non si vedono”

“Uno stato di profonda frustrazione”. I Comitati degli Alluvionati della Unione della Romagna Faentina in una lettera aperta al presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale e all’assessora al Welfare Isabella Conti esprimono tutto il loro malessere per anni passati con l’angoscia ad ogni perturbazione. “Venerdì scorso, il 14 marzo - si legge nella lettera - un ‘altra allerta rossa ha prodotto evacuazioni, mobilitazione della protezione civile per una piena del fiume Lamone che è andato di nuovo vicino alla esondazione anche in città. Sono passati quasi due anni dal maggio 2023 e la situazione è questa: sono stati fatti lavori di ripristino in somma urgenza, ma non interventi per la prevenzione, si procede con allerte meteo sempre più frequenti dovute a piogge che, purtroppo, a settembre 2024 hanno causato un’altra grave alluvione proprio nella parte più colpita della nostra città”.
Un senso di impotenza e rabbia
Continua la lettera: “Le allerte sempre più frequenti, l’evacuazione presso parenti e amici o al palazzetto deputato al ricovero, costringono a lunghe notti insonni per monitorare i livelli idrometrici; si deve abbandonare la propria casa con angoscia, dando un ultimo sguardo a come è, e immediatamente viene in mente il fango da cui è stata faticosamente ripulita e che si ha l’angoscia di ritrovare. A questo si aggiunge il senso di impotenza, la rabbia per quei lavori di prevenzione che non si vedono, per la mancanza di quella comunicazione di una loro puntuale programmazione che tanto darebbe sicurezza, maggior tranquillità e speranza di un ritorno alla vita di prima, nel bene più prezioso che è la propria casa nel quartiere in cui molti vivono da sempre. Ci si chiede, quindi, quanto si potrà resistere a questo carico di stress che produce una pessima qualità di vita e chiediamo, secondo l’articolo 32 della Costituzione, la tutela della salute della popolazione alluvionata, laddove per salute si intende “uno stato completo di benessere fisico, mentale, sociale” (OMS, 1948)”.
“Non siamo più né uguali né liberi”
Amara la conclusione: “Dov’è tutelata l’uguaglianza dei cittadini se qualcuno può liberamente vivere nel proprio quartiere sicuro, mentre altri debbono sempre più spesso scappare dalle loro abitazioni, legittimamente costruite e regolarmente autorizzate, per non rischiare di perdere anche la vita? Non è compito della Repubblica “rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”? (Costituzione della Repubblica Italiana, Art.3). Noi non siamo più né uguali né liberi: anche in questo caso senza sicurezza non c’è libertà”.