Faenza, derubato lo scultore Palli, gli portano via strumenti e attrezzi

Faenza

Una motosega, un decespugliatore e altri attrezzi dello scultore Giorgio Palli sono stati rubati da un magazzino nel parco Tassinari. Si tratta di attrezzi che il noto scultore utilizzava per le sue creazioni e per curare la manutenzione di quelle già esistenti.

Il lucchetto della porta del magazzino - un antico casotto in muratura, dove un tempo operavano gli ortolani prima che gli orti fossero trasformati in parco - è stato rimosso tagliando con delle tronchesi gli anelli in ferro a cui era applicato.

Il furto è stato denunciato alla Polizia dell’Unione Faentina e il presunto responsabile sarebbe stato individuato in un personaggio già noto alle forze dell’ordine, che si aggirava spesso nel parco: al momento della perquisizione il soggetto risultava già in carcere, in quanto nel frattempo arrestato dai carabinieri per altri reati.

«Avevo i miei strumenti riposti nel piccolo magazzino di proprietà del Comune – racconta Palli – perché in questo parco ci sono diverse mie opere di cui mi occupo: la favola di Biancaneve scolpita nel tronco di un cedro, il cane dormiente con l’osso. Inoltre avevo appena terminato l’intervento sull’aula didattica all’aperto, utilizzata dalla scuola primaria Gulli, vicino all’orto coltivato dagli alunni».

Quest’ ultima creazione a disposizione della scuola per lezioni all’aria aperta non è ancora stata inaugurata. Da un grosso tronco Palli ha ricavato la cattedra con scolpito un viso rappresentante la maestra. I banchi sono sedili realizzati con tronchetti di legno fissati a terra sui quali lo scultore ha dipinto ventidue faccine “emoticon” delle chat: il furbo, il titubante, il dispettoso, l’indeciso, l’annoiato, il soddisfatto eccetera.

«C’è anche il sorpreso – dice Palli – che rappresenta bene il mio stato d’animo quando mi sono accorto del furto. Gli attrezzi li ho dovuti ricomprare. Qualche sospetto l’ho avuto nei giorni precedenti il colpo, perché vedevo spesso un individuo aggirarsi nei dintorni mentre riponevo gli attrezzi, ma non ci ho fatto caso più di tanto».

Il magazzino a ridosso del muro di cinta, lato vicolo Montini è un’appendice tutelata dalla Soprintendenza. Vi è dentro anche un pozzo, inutilizzato. Fino alla Seconda guerra mondiale era gestito da due fratelli ortolani che utilizzavano l’acqua del pozzo per lavare le verdure da vendere. Vi erano anche alcune vasche dette “Ebi”, simili a quelle per abbeverare le “bestie” in campagna, ricavate da un unico masso di pietra: un paio di queste sono ancora conservate e visibili all’ingresso del parco. «Il gesto del furto – continua Palli – mi ha parecchio amareggiato, perché, perdita a parte, si è andato ad infierire sul mio operato a favore della comunità e dei più giovani, che svolgo a titolo del tutto volontario».

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