Faenza, dalla Sicilia per aiutare dopo l'alluvione: "Ho deciso, mi fermo a vivere qui"

Faenza

Dal fango e dalla devastazione emergono giorno dopo giorno esperienze che tracciano percorsi di rinascita. Un esempio è la storia di Piero Grasso: storia d’amore a 360 gradi, perché Piero è arrivato dalla Sicilia a Faenza circa una settimana fa con il primo aereo disponibile per Forlì per almeno due valide ragioni.
«Elisa, la mia ragazza, è stata colpita dall’alluvione e mi sono subito mosso per aiutarla - racconta -. Quando poi mi sono reso conto personalmente di quello che è successo, ho deciso di rimanere per fare il volontario e aiutare tutti quelli che hanno bisogno. Ci sono ancora persone che stanno togliendo il fango e l’acqua dalle cantine, come in via Cimatti, via Ragazzini. Lo faccio per amore nei confronti della mia ragazza e di Faenza».
Piero, in passato, aveva già vissuto nella città manfreda, ma ultimamente era tornato al paese d’origine, Santo Stefano di Camastra, in provincia di Messina, per specializzarsi come saldatore e lavorare in un’officina di costruzioni meccaniche.
L’alluvione che ha messo in ginocchio l’intera Romagna, però, lo ha portato a prendere una decisione radicale, abbandonare la vita sull’isola per trasferirsi.
«Ho scritto al titolare dell’officina in Sicilia per dimettermi – dice –, sono intenzionato a stabilirmi a Faenza. Questa terra mi ha accolto come una madre, ho già messo sui canali social degli annunci per cercare lavoro e mi hanno risposto in tantissimi offrendo dei colloqui. Le distinzioni geografiche sono solo formalità: siamo prima di tutto italiani e stiamo dimostrando una grande volontà di rialzarci e aiutarci a vicenda».
Piero non pensa di essere un esempio e quasi sminuisce l’apporto che sta dando in tante case. E non è nemmeno a caccia dei riflettori, perché ha già rifiutato tante interviste: «Basta guardarsi intorno la sera, quando in piazza si riuniscono centinaia di volontari dopo una giornata di fatica. Sono tutti sporchi di fango dalla testa ai piedi, non ci sono solo io».
È vero, ma Piero è uno di quelli che ha percorso più chilometri per rispondere “presente” all’appello di Faenza ferita. E anche gli altri volontari, che partono da distanze inferiori e si riuniscono su gruppi whatsapp nati spontaneamente, ormai lo riconoscono per strada e chiedono di abbracciarlo.
«Tu sei il ragazzo siciliano? L’ho capito dall’accento, stai facendo qualcosa di meraviglioso» gli dice ad esempio una donna arrivata da Modena, che 11 anni fa ha conosciuto il dramma del terremoto in Emilia. E Piero risponde sempre allo stesso modo: «Lo stiamo facendo insieme per restituire a Faenza la sua bellezza».

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