Faenza, Caviro: esclusa presenza di idrogeno liquido

«Nessuna presenza di idrogeno liquido come risulta anche dai documenti autorizzativi». È il direttore generale di Caviro Extra, Fabio Baldazzi, a fare chiarezza su quanto era emerso che poteva destare preoccupazioni, a questo punto inesistenti. Sull’episodio dell’incendio di lunedì scorso che ha tenuto in apprensione la città vi è il cessato allarme. L’area interessata dalle fiamme resta preclusa ed è stata messa sotto sequestro: i primi ad accedervi saranno le forze dell’ordine per fare le verifiche necessarie e risalire alle cause. «Gli inquirenti faranno il loro lavoro – continua Baldazzi – nel contempo le attività industriali sono state riavviate».
Se il disastro e la perdita di vite sono stati evitati, va dato merito, oltre ai pronti interventi di mezzi e uomini dei vigili del fuoco, anche ai protocolli di sicurezza e ai piani di prevenzione, prontamente scattati alla perfezione e tenuti costantemente aggiornati. Fra l’altro si svolgono periodiche simulazioni e gli addetti alla sicurezza in questo caso sono prontamente intervenuti e senza esitare hanno seguito le rigide procedure del caso. La Caviro infatti è inclusa tra le industrie a rischio incidente rilevante, definite tali per la presenza di sostanze pericolose in determinate quantità: l’alcol etilico dei serbatoi coinvolti è uno di questi, in quanto infiammabile.
«Occupiamo una superficie di 40 ettari – dice il direttore generale – che in due minuti sono stati evacuati. L’attenzione per la sicurezza delle persone, ma anche del territorio circostante, è sempre massima al di là delle procedure. Purtroppo però ci sono eventi che non possono essere ponderati».
Per lo spegnimento sono stati impiegati mezzi speciali, quali due autobotti da 10mila metri cubi di acqua in uso negli scali aeroportuali, i cui getti di acqua superano i 60 metri. Sono stati dirottati dall’aeroporto di Bologna, grazie anche al coordinamento del prefetto Castrese De Rosa e delle autorità riunite a Faenza nella stessa mattinata, per la concomitante emergenza alluvione. I due mezzi speciali hanno permesso di raffreddare i bersagli che il fuoco avrebbe potuto raggiungere, in primis 24 serbatoi da 1.000 m3 sempre di etanolo, vicini ai 15 più piccoli da 200 m3 ciascuno coinvolti.
Sulle cause sarà la magistratura ad occuparsene: da escludere sarebbe il dolo, probabili invece tutta una serie di altri motivi accidentali. NELLA FOTO MMPH, FABIO BALDAZZI