Faenza, antiche ceramiche da Treviso al Mic, ma c'è chi si oppone
«Potrebbe essere una provocazione, oppure no, dipende da come evolverà la vicenda. Fatto sta che il Mic è stato chiamato in causa quale possibile destinatario di uno dei patrimoni più preziosi della ceramica italiana: il patrimonio della secolare fornace Guerra Gregorj Scarpa di Sant’Antonino alle porte di Treviso.
Sulla fabbrica, dismessa negli anni 70, sono riposti interessanti progetti di rigenerazione urbana, di creazione di un museo, dove collocare le collezioni della pregiata manifattura, in mano agli eredi.
Ma vi sarebbe «una sostanziale indifferenza» a procedere in tale direzione. Perciò gli eredi hanno avanzato l’ipotesi di volere trasferire il loro patrimonio al Mic di Faenza.
Il sindacato
Sulla questione è intervenuto anche Paolino Barbiero, dirigente della Cgil di Treviso (Centro studi nuove rigenerazioni urbane) che, in un’intervista ad Antenna 3, difende la permanenza in Veneto delle ceramiche e la loro collezione nell’ex fabbrica.
«Un tesoro tutto trevigiano – ha spiegato in proposito il sindacalista – anziché diventare una nuova occasione turistica presto potrebbe andarsene verso Faenza».
«Un valore immenso»
Cosa c’è di vero? Secondo la direttrice del Mic di Faenza, Claudia Casali, «è una provocazione avanzata dagli eredi: una questione tutta trevigiana. Se le cose dovessero venire avanti nella direzione del trasferimento ne parleremo con la signora Gregorj. Di certo la raccolta è di un valore immenso: un patrimonio Liberty di inizio 900, unico al mondo, basta guardare il centro cittadino di Treviso per vedere cosa rappresenta quella fabbrica per il territorio. Credo comunque che si voglia stimolare il recupero di quella fabbrica ai fini espositivi in loco. Se la collezione dovesse andarsene da Treviso sarebbe come privare Faenza della raccolta Ferniani. Al Mic abbiamo già diversi pezzi della Gregorj o di artisti che vi hanno lavorato: sappiamo bene di cosa si tratta».
«Un’epoca industriale»
Sull’altro versante la Cgil di Treviso spiega che «finora c’è una sostanziale indifferenza su progetti di rilancio storico turistico in tal senso – dice Barbiero –. Eppure quegli edifici testimoniano non solo un’epoca industriale della marca ma l’ingegno di un imprenditore che brevettò il “gran fuoco”, un sistema di cottura della ceramica ad altissima resistenza per piastrelle ancora oggi presenti non solo a Treviso ma a Venezia in diversi palazzi».
Le manifatture Guerra Gregorj Scarpa furono fondate nel 1840 da Vincenzo Guerra.
Alla sua morte passarono alla figlia Regina Guerra, sposata con Bartolomeo Gregorj che ne prese la gestione, dando inizio a una produzione di manufatti d'uso e d'arredo.
Talenti e artisti
Fu poi con l’imprenditore Gregorio Gregorj che la manifattura ebbe un notevole impulso: tra i bambini operai si scoprì il talento di Arturo Martini al quale la famiglia Gregorj finanziò gli studi.
In quei padiglioni si espressero artisti illustri quali: Luigi Serena, Cesare Laurenti, Arturo Malossi che firmarono opere uniche al mondo.
Ecco perché un tale patrimonio, secondo l’opinione della Cgil trevigiana, «non va disperso e nemmeno esportato».
Solo se non fosse possibile conservarlo in loco a Faenza potrebbe trovare comunque una degna collocazione.