Casola Valsenio, sfilano “i carri di gesso e di pensiero”

Hanno scoperto le loro carte le tre società costruttrici dei “Carri di gesso e di pensiero” in parata il 25 aprile per le vie del paese: una manifestazione unica nel suo genere che coinvolge a titolo volontario tutto il paese e la meglio intellettualità locale nella realizzazione di allegorie, che sono straordinarie opere d’arte equiparabili a nessun altra espressione culturale.
Se si cita il Carnevale, bisogna specificare che è un “Carnevale serio” dove spesso, parafrasando Leoncavallo “i lazzi si tramutano in spasmi, le smorfie in singhiozzi e dolori”.
C’è teatralità, scenografia, letteratura, pittura, architettura, filosofia. In competizione sono una creatività e un estro che si tramandano di generazione in generazione da oltre 120 anni. Tant’è che l’evento può considerarsi forse il più antico fenomeno collettivo di massa critica, sulle pubbliche piazze italiane, ancora in auge, anzi in continua evoluzione. Sì perché le allegorie celano riflessioni, messaggi, contenuti, a volte criptici, simbolici del tempo in cui si svolgono.
La forza della rappresentazione si tramuta così in denuncia, analisi, opinione, esempio, comunicazione e informazione al popolo tramite le tematiche trattate e le visioni dei carri che vengono distrutti al termine della seconda sfilata che si svolgerà in notturna il 3 maggio.
Davvero arduo è il compito della giuria di qualità, quest’anno composta dal presidente, il direttore di un famoso museo, da un architetto, da una docente di storia dell’arte, da uno scultore internazionale e da un giornalista, impegnati per un’intera giornata, con l’obbligo di mantenere uno stretto riserbo su valutazioni ed esito.
Ci sono volute oltre tre ore per stilare il verdetto e le motivazioni, chiusi in camera, come in un conclave, verdetto poi sigillato in una busta da aprirsi solo sabato 3 maggio al termine della sfilata in notturna. Venerdì però, nella prima uscita, ha potuto votare il pubblico che ha scelto il carro “La città leggera” presentato dalla società Extra e preferito a “Cambiamenti climatici” della società Sisma e a “Cattedrali” della Nuova Società Peschiera. Solo in mattinata è stato distribuito il “libretto” con le relazioni sulle tematiche scelte, che possono risultare criptiche, poetiche, enigmatiche, maggiormente interpretabili solo a sfilata in corso, ma anche qui in modo soggettivo. Ecco perché sono detti “carri di pensiero” mentre il gesso è il materiale utilizzato.
C’è molto umanesimo nei significati trattati: il tempo che scorre, la felicità, la tristezza, devastazioni e catastrofi (guerra, calamità), i valori incerti, la memoria, la dignità.
Si sono viste rappresentazioni simboliche che invitano a riflettere su alluvioni (che Casola ha molto sofferto), sui conflitti bellici, sull’intelligenza artificiale, sul genere umano, sul ricordo, unico residuo di ciò che l’umanità distrugge. La competizione si avvale di un regolamento che detta le dimensioni massime in metri: lunghezza 8,50, larghezza 6, altezza 7,50, e le norme di costruzione, di stesura della relazione (parte integrante del carro).
Un ruolo di primo piano è svolto dai figuranti, dal trucco, dai costumi, dall’espressività interpretativa: tutti sono rigorosamente statici come se fossero sculture, propaggini integrate nel “quadro” ad ottenere un’unica plastica raffigurazione, spettacolare e suggestiva.