Brisighella, via alle sagre, occasione di rilancio di agricoltura e turismo
Nel mese di novembre tutte le domeniche c’è una sagra: è il mese ormai da tempo dedicato alla promozione dei prodotti agricoli della collina, in un clima festaiolo e di svago, ma quest’anno, dopo le varie vicissitudini alluvionali, le frane e il dissesto idrogeologico, le difficoltà che incontra l’agricoltura in zone decentrate e montane, con l’emergente rischio abbandono, le sagre diventano occasione di rilancio del territorio e motivo di riflessione sul futuro agricolo e turistico.
D’altronde proprio i prodotti tipici locali e la gastronomia sono stati il fulcro attrattivo di agriturismi, aziende vitivinicole e offerte per il tempo libero su cui si è costruita un’economia fino a qualche tempo fa solida, ma che ora può traballare.
Si riuscirà a preservare tale patrimonio di eccellenze nel contesto delle mutazioni climatiche? Possono essere mantenute le coltivazioni attuali o occorre indagare altri orizzonti, cercare altri prodotti più resilienti, studiare nuove formule e motivi di attrazione e richiamo?
Un esperto in materia è Claudio Dalle Fabbriche, titolare dell’agriturismo Cà di Mezzo, autorevole voce di associazioni come la Cia, Turismo verde, Turismo.it. «Le sagre – spiega – registrano ancora un buon movimento di flussi: in questi giorni abbiamo gente da Monza, Milano, Viareggio che scelgono la nostra zona proprio in coincidenza con le sagre autunnali per rifornirsi di prodotti e trascorrere un weekend piacevole. Certo è che la batosta dei mutamenti climatici, per noi in collina è un duro colpo: vi sono produzioni che ne risentono. Con le piogge persistenti i kiwi per esempio rischiano l’asfissia radicale, e in genere anche altri prodotti risultano più scarsi, meno qualitativi. Le piante più resilienti sono la vite, quindi l’uva e il vino, e l’ulivo, per i quali credo non vi siano in futuro grossi problemi, se non legati all’accessibilità delle coltivazioni».
Dalle Fabbriche si sente di rimarcare un aspetto legato proprio alle sagre che «possono essere più incisive, accattivanti, guardando agli aspetti scientifici e salutistici di certi prodotti di nicchia, spingendo maggiormente a loro favore, per farne un’economia più consistente e più estesa: pere volpine, mele autoctone, melograno, carciofo, noci, tartufo, erbe officinali. L’olio extravergine oggi è al centro di studi medici specialistici a contrasto di malattie del fegato e dei reni. Ma tutti i nostri frutti di nicchia hanno requisiti legati al benessere e alla salute, e questo può diventare motivo di produzioni più ampie. Le noci di Sarna vengono belle e buone, ma in alta collina avrebbero qualche problema per il raccolto. Poi ci sono agricoltori che stanno sperimentando il mirtillo ma non si capisce ancora se avrà successo».
Intanto domenica sarà la volta della “Sagra della pera volpina e del formaggio stagionato”, il 17 salirà sul trono “Sua maestà il tartufo” , mentre il 24 si celebrano per il 65° anno l’ulivo e l’olio extra vergine “Brisighello” e il raffinato “Nobil Drupa”.