Brisighella, scavi archeologici al castello di Rontana

Faenza

È dal 2007 che ogni anno, nel mese di luglio, il sito archeologico del castello di Rontana si anima con i giovani studenti universitari, impegnati nell’indagare le antiche vestigia, approfondire quanto già emerso, studiare i rinvenimenti e scoprirne di nuovi.

Sotto l’attenta guida dei docenti e ricercatori Enrico Cirelli e Debora Ferreri dei dipartimenti di Storia, culture e civiltà e archeologia dell’Università di Bologna, i laureandi trovano qui la possibilità di sperimentare sul campo le teorie apprese nei corsi di laurea e di formarsi alla professione in un vero e proprio cantiere.

Saranno loro sabato 20 luglio dalle 9 alle 13 ad illustrare in un open day degli scavi i risultati dell’ultima campagna. Sono in programma visite guidate a cura di docenti e studenti. E’ questa l’occasione per divulgare le ultime ricerche svolte, ma anche un momento in cui la comunità partecipa e si emoziona nel vedere luoghi e spazi di un insediamento medioevale ritenuto tra i più sorprendenti d’Italia, e nel ricevere informazioni sulla comunità che vi viveva.

Le rovine della rocca dell’XI secolo, il pozzo, le impressionanti difese con murature monumentali, conservate in alcuni tratti per oltre 4 metri di altezza sono stati i primi elementi portati alla luce negli scorsi anni. Più recentemente è stata individuata anche la porta originaria del castello e una torre quadrata anteriore a quelle a pianta ogivale, dell’epoca di Astorgio Manfredi (1402).

Ma a fornire preziose e ulteriori conoscenze è anche il villaggio scoperto nella bassa corte: diverse attività artigianali, il forno per la panificazione, la fornace del vetro, la bottega del fabbro, e nei dintorni anche abitazioni e sepolture con le ossa di individui che sono state studiate, e hanno permesso di avere scrupolose informazioni sulla vita degli abitanti.

Proprio le ossa dopo gli studi in laboratorio si è ritenuto opportuno e corretto ricollocarle all’interno di una struttura lignea e restituirle così al luogo di provenienza.

«Le ricerche archeologiche – ha dichiarato Debora Ferreri – sono arrivate a un punto di destinazione: oggi abbiamo la risposta a diverse domande. Pensiamo che proprio da qui sarebbe importante e interessante iniziare a restaurare, conservare quanto trovato per poterlo valorizzare al meglio. Ci piacerebbe che fosse un restauro, anche questo formativo, con un cantiere all’aperto come quello per l’archeologia, con studenti di restauro che si possono formare qui a Rontana. Successivamente al restauro il sogno sarebbe quello di un Parco Archeologico, all’interno di un Parco naturale che già esiste (il Parco della vena del gesso). Ciò permetterebbe di mettere in comunicazione natura, storia, geologia e archeologia».

Questo è l’obiettivo che si intende perseguire, emerso già un paio di anni fa, ancora prima del riconoscimento da parte dell’Unesco del Parco dei gessi, e che si sta cercando di realizzare. Gli scavi intanto proseguono su concessione ministeriale della Soprintendenza dei beni archeologici di Ravenna, e grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e degli enti istituzionali coinvolti per il territorio.

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