Brisighella, padre Querzani racconta gli orrori del Congo

Sono giunti gli auguri di Buona Pasqua di padre Giovanni Querzani dall’Africa.
Molti, attraverso l’associazione “La tua mano per la pace”, sono benefattori del saveriano brisighellese e della sua missione in Congo, e lui, specie in occasione delle festività, non manca mai di impartire una benedizione, alla quale è solito associare un report dalla località in cui si trova a svolgere il suo difficile ministero.
Chi segue le vicende sa dei continui conflitti armati nella regione, delle tragedie di una guerra “dimenticata” che sta mietendo ingenti vittime innocenti, da sommarsi a carestia, questioni sanitarie, epidemie e banditismo aberranti.
«Carissimi amici e benefattori – scrive il missionario – mi trovo in compagnia di 13 studenti che stanno per diventare futuri missionari e nostri successori nel lavoro e nell’evangelizzazione. Speriamo di celebrare la Pasqua in modo sereno, perché non è scontato; infatti ci troviamo nella regione dell’estremo est del Congo che da due mesi è sotto il controllo del duplice Movimento ribelle M23/AFC, sostenuto sul piano logistico-militare dal vicino Rwanda».
Fa riferimento, Querzani, ai conflitti che, dopo la conquista di Goma con inutili spargimenti di sangue e stragi, sono proseguiti fino a Bukavu (provincia Sud Kiwu), dove si trova la missione.
«Anche Bukavu – dice Querzani – è stata conquistata, ma il Signore ha voluto risparmiarci quanto accaduto a Goma, seppure il clima non sia dei migliori: instabilità, movimenti ribelli e gruppi armati infestano tutta la regione».
Le maggiori sofferenze per la popolazione sono «gli inevitabili episodi di repressione, la pesante crisi che paralizza tutta la vita sociale, le banche chiuse e la vita economica bloccata: il denaro non circola, manca la liquidità, il commercio stenta e non si sa più come fare a vivere».
Padre Querzani ringrazia il Signore di condividere con gli abitanti del luogo, nonostante gli acciacchi dell’età, questo pezzo di storia: «Mi dedico a questo paese da oltre cinquant’anni e condividere la sofferenza è un’importante testimonianza di prossimità».
E racconta ancora: «Durante la settimana mi dedico ai bambini nella Casa-Famiglia di Katudu che, nonostante tutto, cerchiamo di portare avanti: vedere i loro sorrisi mi infonde una carica di ottimismo, necessario in questa difficile situazione. Tanti di loro sono giunti in condizioni pietose e hanno ripreso una buona alimentazione con l’amorevole affetto delle mamme che si occupano anche degli orfani».
Una piaga a cui è faticoso sottrarsi «è il banditismo – afferma il saveriano -: i detenuti sono stati fatti evadere, e si sono organizzati in bande che ogni notte attaccano le case, rubando e ammazzando. Il fenomeno ha costretto anche noi a blindare l’entrata della Casa-Famiglia con robuste griglie metalliche».
Ma c’è anche di peggio: «Sono affiorate e stanno diffondendosi alcune epidemie, soprattutto colera e mpox (vaiolo delle scimmie). Ci affidiamo al Signore facendo appello a tutti coloro che hanno il potere di riportare la pace, condizione essenziale per ogni successivo sviluppo».