Agguato di gruppo. Rapinato a colpi di nunchaku e poi ricattato

Attirato con l’inganno in un’imboscata, poi ricattato per riavere indietro chiavi, telefono e portafogli con dentro i documenti. L’accusa a vario titolo è di rapina, lesioni aggravate ed estorsione, e vede a giudizio due ragazzi, una 28enne tutelata dall’avvocato Bordonaro e un 43enne difesa dall’avvocato Carlo Benini. Secondo quanto contestato avrebbero agito insieme ad altre tre persone rimaste ignote, due uomini e una donna, il 24 novembre del 2023 a Faenza. Nei loro confronti si è tenuta ieri l’udienza preliminare nella quale la vittima, un 54enne di orine albanese, che si è costituito parte civile con l’avvocato Barbara Liverani.
Stando a quanto denunciato il giorno dopo i fatti, il 54enne sarebbe stato attirato dalla ragazza che già conosceva. Lei lo avrebbe portato in un luogo appartato dove ad attenderli in realtà c’erano tutti gli altri componenti del gruppetto. Erano armati, quantomeno lo era il 43enne, che avrebbe colpito la “preda” con un nunchaku in testa. Nella borsa che i ragazzi erano riusciti a sottrargli c’erano un mazzo di chiavi, un telefonino e il portafogli con il permesso di soggiorno e la tessera sanitaria. Nel frattempo la vittima è andata al pronto soccorso, dove i medici gli hanno dato 10 giorni di prognosi.
Non era finita. Perché i giorni seguenti alla moglie della vittima era giunta una telefonata, nella quale si offriva la restituzione di quanto sottratto dietro pagamento di un riscatto. Ed è proprio seguendo le chiamate attribuite dall’accusa alla 28enne che gli inquirenti sono giunti ai due indagati, nei confronti dei quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Ieri, al termine dell’udienza preliminare alla presenza del sostituto procuratore Stefano Stargiotti, il giudice Andrea Galanti ha aggiornato il processo a maggio.
A quella data le difese potranno esprimere le proprie scelte processuali, anche a fronte delle istanze della parte civile, che chiede agli imputati un risarcimento di 6mila euro.