Faenza, "dammi altri soldi o ti denuncio": badante in nero condannata
Si sarebbe fatta assumere in nero come badante pur di non perdere l’indennità di disoccupazione. Poi, scaduto l’incarico, avrebbe minacciato di denunciare la figlia dell’anziana assistita all’Ispettorato del lavoro, chiedendo altro denaro per non fare alcuna segnalazione. L’unica cosa che ha ottenuto, invece, è stata una querela che l’ha fatta finire a giudizio per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Giovedì per una 65enne di origine bulgara si è concluso il processo con la condanna a tre mesi, pronunciata dal giudice Cosimo Pedullà. I fatti risalgono ad alcuni anni fa, ma il dibattimento era stato sospeso per circa due anni poiché l’imputata, difesa dall’avvocato Mauro Faccani, si era resa irreperibile. Vittima, una 50enne faentina, figlia di un’anziana bisognosa di assistenza residente a Russi. La badante che normalmente seguiva la signora aveva deciso di assentarsi per un paio di mesi, per tornare al proprio Paese d’origine; prima di partire, aveva suggerito come sostituta una connazionale. Al colloquio con la figlia dell’anziana, la nuova badante aveva però rifiutato di fornire i dati per procedere con l’assunzione in piena regola. I tempi stringevano. Così, data l’imminenza della partenza e l’impossibilità di trovare un’alternativa, i familiari hanno deciso di conferirle l’incarico, accettando di non regolarizzare la posizione della straniera. Terminati i due mesi e ritornata la colf “titolare”, la sostituta è stata pagata con il compenso pattuito. I problemi sono iniziati dopo qualche giorno, quando al cellulare della 50enne sono giunti messaggi minatori, inviati dalla badante appena congedata. Chiedeva ulteriori soldi, minacciando in caso di rifiuto di rivolgersi all’Ispettorato del lavoro. Sosteneva di avere già vissuto una precedente esperienza di questo tipo e di essere certa di conoscere la strada per far finire nei guai l’ex datrice di lavoro, con tanto di sanzioni elevate. Intimorita, la figlia dell’anziana ha deciso di non cedere, rivolgendosi al legale faentino e denunciando la minaccia subita. Così si è giunti al processo, nel corso del quale è emerso che la straniera stava percependo anche l’indennità di disoccupazione, pertanto, non aveva alcun interesse a essere regolarizzata con un contratto. Elementi che sono andati a suffragio dell’accusa, arrivando così alla condanna. Il giudice ha anche disposto il pagamento di 500 euro come danno morale alla vittima, oltre alle spese processuali.