Troppi tabù sulla salute
Si è parlato molto del tumore di Fedez e di come il cantante abbia spettacolarizzato la sua malattia, raccontando della sua paura e della sua angoscia (prima) e del suo sollievo (poi). Fedez è stato persino criticato per avere mostrato la sua cicatrice: probabilmente una delle cose meno oscene e più “reali” che circolano su Instagram.
Fedez ha invece fatto un grande servizio alla società – e qui possiamo intendere “servizio” nel duplice senso di “favore” e di cronaca della sua condizione di malato. Infatti, tuttora si parla della malattia con un certo pudore, con una sensazione che talvolta sconfina nella vergogna. E anche i giornali, quasi mai avari di dettagli su ogni “fattoide” che descrivono o addirittura inventano, sulle malattie sono balbuzienti, come se avessero paura di perdere lettori. E quando poi ne parlano lo fanno malissimo, abbondando di metafore belliche come l’idea che il malato sia un “guerriero” coinvolto in “battaglie” quotidiane. Dunque, implicitamente dividendo i pazienti in persone che potenzialmente vengono “sconfitte” e altre che sono “vincenti”, come se si potesse guarire con un atto di volontà.
Quando Fedez ha annunciato di essere malato, ha pure aggiunto: “In futuro vorrò raccontare questa mia nuova avventura, perché se il mio racconto potrà dare conforto anche a solo una persona, mi farà pensare che questa parentesi della mia vita avrà avuto un senso. Cosa che adesso non riesco a dare.”. Qui sono intrecciati due aspetti molto importanti. Il primo è la voglia di raccontare la malattia e non nasconderla come ce se ne dovesse vergognare o come fosse uno stigma. Il secondo è la mancanza di senso che la malattia produce quando viene diagnosticata. La diagnosi di una malattia seria interrompe la nostra traiettoria di vita. Produce un “prima” e un “dopo”. Ci impone di riorganizzare le nostre priorità.
Sul cancro, in Romagna, siamo avanti. Non è un caso che, grazie all’Istituto Oncologico Romagnolo, sia nato qui il PRIME, il primo centro di Prevenzione, Riabilitazione e Integrazione medica sul cancro. E’ un centro dedicato anche ai sani, per ridurre le possibilità di ammalarsi. E per chi sta recuperando ci sono corsi per aumentare il proprio benessere psichico. Dobbiamo avere consapevolezza che l’invecchiamento fa crescere anche il numero di persone malate e noi potremmo essere tra queste. La malattia, paradossalmente, non è il contrario della salute, ma ne fa parte. Dobbiamo parlarne, come ha fatto Fedez. E anche mostrarne le cicatrici: fanno parte del nostro corpo e non ne sono una negazione. Ci sono post molto più osceni di una cicatrice.
Antonio Maturo
Professore di Sociologia della salute. Campus Romagna, Università di Bologna