Pari: i duri della notte che piangono di giorno
Nelle strade delle città moderne, il “duro della notte che piange di giorno”, è un soggetto quasi sempre presente. Precise le caratteristiche: giovane, di sesso maschile, infima cultura. Opera principalmente di notte, in branco, spesso alterato da sostanze più o meno tossiche, mischiate alle alcoliche. “Educato alla maleducazione”, può risultare pericoloso per il singolo cittadino che lo incontrerà, soprattutto (ma non solo) se giovane, maschio, con comportamento da “bravo ragazzo”.
Potrebbe essere sufficiente una discussione per un parcheggio, una mancata precedenza, un rimprovero per una manovra pericolosa, un gesto di disappunto in auto. La reazione sempre sproporzionata, raramente programmata, una predilezione per l’utilizzo di strumenti che possano aumentare la potenzialità fisica: spranghe, bastoni, bottiglie, coltelli. Alcuni di questi soggetti, a volte, praticano attività nelle quali i loro pseudo istruttori gli insegnano a colpire, in ogni caso, indipendentemente dalla situazione, dai luoghi, dall’entità del rischio, soprattutto dalla proporzionalità, che la legge indica chiaramente. L’antitesi, la vera antitesi della difesa personale. L’antitesi, la vera antitesi dell’educazione civica.
In questo racconto fantastico, riassumo le pagine di tanti quotidiani locali, una storia purtroppo usuale. È notte, siamo in un parcheggio nei pressi di una “movida”. Un ragazzo è arrivato con la compagna, ha parcheggiato per primo nel posto libero. Il duro della notte è seduto nella sua auto, perfettamente rilevabile dalla musica “sparata” fuori norma, impertinente, impenitente, ineducato, incivile. Non aspettava altro. Ha intimato al ragazzo di spostare l’auto. Al rifiuto, si è avvicinato minaccioso, dietro di lui, il branco. Poche parole, il duro della notte colpisce con violenza, come gli è stato insegnato dal suo pseudo istruttore: “colpisci per primo, colpisci duro”. Il suo interlocutore cade, batte il capo a terra, è inanime, tra gli urli della sua compagna. Davanti a lui, orgoglioso del suo coraggio, della reazione dimostrata agli amici, della superiorità fisica evidenziata, il duro della notte, fiero dell’umiliazione inferta, un animale umano nella giungla urbana. Un maschio da ammirare, da accaparrarsi per la procreazione, come insegna l’istinto remoto ed ancestrale, selezionato per la continuazione della specie, sicuramente involuta. La notte ha sempre un fine, il sole torna a risplendere, il branco rientra nelle tane, il maschio dominante si riposa, incurante dei gravi danni creati all’avversario. Le forze dell’ordine lo cercano, la tecnologia li aiuta, poche ore per capire, trovare, arrestare. In un attimo, il maschio dominante non ha più amici, ma testimoni, i polsi sono bloccati dalle manette, le sostanze hanno terminato il loro effetto adrenalinico. La vita torna ad essere reale. Una cella sovraffollata la sua nuova residenza. Servirebbero ancora le sostanze, questa volta per ridurre l’ansia e la depressione. Il coraggio si è trasformato in pianto, la virilità in richiesta di comprensione, l’umiliazione all’avversario in perdono. Il maschio non più dominante è un bimbo impaurito, non più ammirato , ma compatito, non più enfatizzato, ma denigrato. Piange, piange disperatamente, piange senza dignità. Chi di notte ha colpito, di giorno subisce richieste di danni ingenti, processi interminabili, sanzioni penali che segneranno la vita. Il padre e la madre del carnefice, pagheranno l’errore di non averlo educato, la loro vita è socialmente recisa, patrimonialmente danneggiata, moralmente segnata. Il ragazzo in ospedale ha subito un brutto trauma, è giovane, speriamo possa recuperare presto. Gli unici, a non pagare il conto di questa triste storia che si ripete spesso, sono gli pseudo istruttori del gladiatore depresso, quelli che hanno “insegnato a colpire”, indipendentemente dal contesto, dal pericolo, dalla moralità, dalla proporzionalità, dalle leggi di riferimento. Intanto, il lupo divenuto agnello, repentinamente abbandonato dal branco, chiede venia, piange e adduce: non sapevo, non pensavo, non volevo.
*Giornalista, docente e referente di sede d’esami universitaria