Merda in mare o nell'atmosfera?
Non ho fatto i salti di gioia quando ho appreso del progetto di un parco eolico al largo delle coste riminesi. Ma non ho fatto i salti di gioia neanche quando il sindaco Andrea Gnassi lo ha bocciato su tutta la linea, stigmatizzando “i furbetti dell’eolico”. Ha ragione Gnassi quando dice che serve un piano nazionale e locale, «dai tetti delle case ai siti industriali, fino alla rete autostradale», ma… non c’è!
C'è invece un progetto concreto di una società privata, ridotto nelle dimensioni rispetto alla proposta originale, di realizzare un parco eolico al largo delle nostre coste. Certo, “impatta”. Ma siamo tutti d’accordo su un punto: servono energie “pulite” alternative alle fonti fossili. È a rischio (non sto facendo allarmismo) la sopravvivenza del pianeta. Già, ma come produrle? Sole e vento li abbiamo in casa e abbiamo gli strumenti per utilizzarli. Strumenti che, per forza di cose, impattano l’ambiente. C’è un prezzo da pagare, tutto sta nel valutare se “Ok il prezzo è giusto” o aspettare anni e anni per avere quel piano che invoca Gnassi. Ma siccome il tempo non c’è più, per me “il prezzo è giusto”. Il paragone di Gnassi «abbiamo lavorato dieci anni per non scaricare più la merda in mare e adesso scarichiamo 51 piloni» è d’effetto, ma fuorviante. A meno che non si inizi da oggi a lavorare seriamente dieci anni per non scaricare più la merda nell’atmosfera. E le pale in mare sarebbero un primo passo…