Il partito della piadina romagnola

Vade retro bipolarismo, in Italia equiparato a Satana. La semplificazione del quadro politico non è nelle nostre corde, lo stile dello stivale prevede una miriade di partiti e partitini, suddivisi in correnti e correntine. Ognuna ha il suo capo, determinato a difendere con le unghie e con i denti il suo orticello. Secondo il sito della Camera i gruppi parlamentari sono venti, mentre i partiti accreditati ben venticinque. Ce n’è per tutti i gusti, da destra a sinistra, con un affollamento nell’area dei moderati di vecchie volpi come Mastella, sindaco di Benevento, che ha appena fondato Noi di centro. Da non confondere con Italia al centro di Toti, Noi con l’Italia di Lupi e Coraggio Italia di Brugnaro, riuniti in un tris d’assi.
Tra gli ultimi arrivi Sud chiama nord, di Dino Giarrusso, e Ambiente 2050, di Davide Crippa e Federico d’Incà, ex Movimento 5 Stelle. A quando lo sbarco nell’agone di Est chiama ovest e 2030 odissea nello spazio? Pazientate, è solo questione di tempo. Non ci facciamo mancare nulla, nemmeno il Rinascimento di Sgarbi mentre per il Risorgimento i lavori proseguono a rilento.
Nel centrodestra è un trionfo tricolore in tutte le salse: Fratelli d’Italia, Forza Italia oltre ai già citati cespugli che si contendono un posto all’ombra con Idea di Gaetano Quagliarello. Un’altra Italia, quella viva di Renzi, è con Azione di Calenda nel terzo polo.
L’Alternativa invece è garantita da Pino Cabras e, udite udite, nel Misto si contano cento deputati, il secondo gruppo più numeroso dopo la Lega e prima del Pd. Si tratta di rappresentanti del popolo che hanno cambiato casacca in corso d’opera dopo dissidi e tradimenti. La tentazione a questo punto è forte: fondare il Partito della piadina, piatto tipico della Romagna. Diamoci da fare con le firme, l’occasione è ghiotta.

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