Affetti collaterali. Le vacanze da incubo della povera Elvira
La mia estate è già finita. Nel senso che dopo tutti i mesi confinati in casa, con 2 bambini in dad, siamo andati in vacanza con i suoceri. Mio marito dice che hanno diritto di stare con i nipoti, i nostri amici hanno detto “beati voi che avete chi vi aiuta”, la mia opinione contraria non è stata ascoltata e siamo partiti per la Puglia. Due settimane da incubo. Mia suocera ha da ridire su qualsiasi cosa, soprattutto su come educo i bambini, mio marito non la contraddice mai, mio suocero è sempre arrabbiato e impreca contro immigrati, gay e perfino animali (mentre io che ho avuto cani fin da piccola cerco di insegnare ai figli a rispettarli), e noi siamo degli scemi che si bevono le fandonie dei poteri forti. Nella vita abitiamo a 100 km di distanza e questa pesantezza viene diluita, ma io sono tornata dalle ferie tristissima. E mio marito fa spallucce.
Elvira
Sembra un film con dei protagonisti insopportabili: la suocera che oltrepassa i limiti, il suocero belligerante con ogni minoranza possibile che urla SVEGLIAAAAA!!! sudando sotto l’ombrellone come un maiale in un altoforno, il marito-ameba. Però c’è poco da ridere, e la frase-clou è quella in cui lei annota che la sua opinione conta come briscola quando comanda bastoni. Le vacanze erano pure le sue, e sono state uno schifo (altro che pausa rigenerante) tra le sentenze degli amici, un marito che non si espone e bambini costretti a sorbirsi spremute di pensieri reazionari. Poi per me vale la regola dei film americani: succeda quel che si vuole, basta che non muoia il cane, per cui ho poca simpatia verso chi rema contro il civile proposito di insegnare a rispettare le forme varie di vita. È pur vero che anche i suoceri sono forme di vita, e vanno amati e rispettati, però – mentre prova a salvare il salvabile dell’estate - lei si imprima a fuoco in testa in che situazioni non vuole più finire. Si può sempre spacchettare il nucleo: il marito spalluccerà in trasferta coi propri genitori, lei può organizzarsi con i due pargoletti, magari in un posto pieno di natura, silenzio e tanti, tanti animali.