Affetti collaterali: donne che amano troppo
Io sono una di quelle donne che soffrono per amore, che (come diceva un libro) amano troppo. A 20 anni sono stata fidanzata per 6, mi ha lasciato perché non provava più niente ed è stato tremendo. Poi ho conosciuto l’amore “della vita”, e dopo 2 anni ci siamo sposati. Mi è cascato il mondo addosso quando mi ha detto – dopo 4 anni dalle nozze - che aveva un’altra. Ho supplicato, pianto, ho proposto pause e terapie di coppia, ma lui voleva risposarsi e ha chiesto il divorzio. Una batosta grandissima, mi dicevano “stai su col morale, in fondo non è una tragedia”, ma per me è stata proprio una tragedia, invece. Ho amici, un lavoro, degli hobby, ma mi sento fallita e profondamente infelice. Solo perché amo troppo.
Milly
#Caraamica, questa addolorata mail anzitutto mi spinge a riflettere sui danni che causano certi best seller che ci incuneano in categorie non esistono nella realtà (donne che amano troppo, che corrono con i lupi e via andare). E poi l’uso del “troppo” mi provoca un principio di eczema. Sono troppo buona, sono una che ama troppo, sono troppo vecchia: “troppo” in base a cosa, a chi? L’asticella chi l’ha posizionata? La vera domanda è: il mio modo di amare porta felicità, soddisfazione o no? Anni fa in un’intervista una conduttrice tv mi disse che l’amore era talmente bello che a lei piaceva pure soffrire per amore. Io (di indole edonista) dissentivo, ma era pur sempre una presa di coscienza. Lei dice di amare troppo, di patirne e di esserne – come si diceva un tempo- “infelicitata”. Parta chiedendosi perché finora ha avuto storie che le hanno lasciato zavorre e cicatrici, o perché dei sentimenti mutati di suo marito non si fosse accorta. Si chieda se aggrapparsi come un naufrago a chi non ti ama più (la reazione più inutile del mondo, peraltro) non si leghi a esperienze che ha vissuto nel passato. Più che fallita lei pare ferita. Bisogna che affronti la natura di questa ferita che gli uomini, quando se ne vanno, riaprono nella carne viva. Lei ama troppo, soffre troppo, si sente infelice. Non è una condanna, è qualcosa che può cambiare.